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Che cos'è l'open access

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Open Access (OA) significa accesso libero, immediato e gratuito sul web ai prodotti della ricerca scientifica finanziata con fondi pubblici:

  • è un modello ad alto potenziale di disseminazione e di impatto, alternativo o complementare a quello del mercato editoriale tradizionale;
  • riguarda la letteratura scientifica e didattica che gli autori mettono volutamente a disposizione della comunità in modo immediato e gratuito, grazie all’abolizione di alcune tra le restrizioni dettate dalle licenze editoriali per i diritti di sfruttamento economico;
  • si applica ai prodotti della ricerca finanziata con fondi pubblici (con l'esclusione di quanto riferibile a dati sensibili o soggetti a brevetto);
  • il principio fondamentale è che “i risultati delle ricerche finanziate con fondi pubblici devono essere pubblicamente disponibili”.

Le pubblicazioni Open Access sono prodotti scientifici di qualità, in quanto validate dopo un’attenta peer-review: questo garantisce una più ampia visibilità e una più efficace disseminazione dei lavori di ricerca; la crescita di prestigio e impatto; una maggior riconoscibilità e reputazione del ricercatore anche al di là della propria comunità scientifica di riferimento.

Pubblicando in Open Access, contrariamente a quanto spesso si crede, ci si può difendere più facilmente dal plagio: se il web semplifica l’accesso ai contenuti, allo stesso tempo consente di individuare più facilmente eventuali utilizzi non leciti delle proprie pubblicazioni. È importante che l’autore concordi, con gli appositi strumenti, un contratto editoriale che lo tuteli e che gli garantisca il mantenimento dei propri diritti.

 

L’Open Access prevede tre principali strategie di pubblicazione:

 

Tratta da https://oa100.snf.ch/wp-content/uploads/2018/09/SNSF_Roads_to_OA_Articles.pdf

1) la via d’oro (gold road): pubblicazione in riviste open access, peer reviewed e consultabili in rete gratuitamente e liberamente.

Le riviste peer-reviewed ad accesso aperto contengono articoli validati, sono indicizzate nelle principali banche dati citazionali e hanno spesso alti indici di impact factor. Alcuni editori prevedono un periodo di embargo: l’articolo può cioè essere liberamente accessibile dopo un certo periodo dalla sua pubblicazione (in genere sei o dodici mesi); è sempre bene informarsi previamente con l’editore sulle politiche adottate in merito. Per sostenere i costi, molti editori richiedono un contributo (APC, Article Processing Charge) all’autore, che così finanzia con i propri fondi la pubblicazione della propria ricerca, garantendone la diffusione libera e restando egli stesso titolare dei diritti spettanti. Gli autori, inoltre, devono prestare attenzione ai cosiddetti predatory publishers, editori che propongono, dietro pagamento, la pubblicazione in riviste ad accesso aperto, senza garantire servizi editoriali di qualità né una rigorosa peer review

 

2) la via verde (green road): autoarchiviazione dei propri articoli scientifici in archivi aperti, nel rispetto delle politiche di copyright degli editori. Questa è una via immediata e a costo zero.

Gli archivi aperti (repository) possono essere 

  • istituzionali: se raccolgono la produzione intellettuale in formato digitale di un’università o ente di ricerca o di un insieme di istituzioni scientifiche (es. IRIS UniPa);
  • disciplinari: se sono dedicati ad una disciplina specifica in particolare.

Mediante l’autoarchiviazione l’autore deposita, nel rispetto delle norme sul copyright, i propri lavori scientifici: in questo modo non si esclude quindi la pubblicazione su riviste prestigiose e ad alto impatto, ma si ampliano le strade di accesso al testo. I contenuti degli articoli sono interrogabili, grazie ai metadati associati, e liberamente consultabili in rete attraverso i principali motori di ricerca.

Per quanto riguarda gli articoli è possibile depositare in un archivio aperto una o più versioni tra:

  • preprint: bozza (manoscritto) dell’autore, inviata all'editore per la submission (pre-refereeing / bozza pre-referaggio)
  • postprint: versione definitiva dell’articolo, già accettata in seguito alla peer review (“referata”). Ha lo stesso contenuto della versione editoriale pubblicata ma non ne presenta ancora il layout finale (final draft post- refereeing / bozza referata)
  • versione editoriale: versione finale dell’articolo impaginata con il layout definitivo dell’editore (version of record - VoR)
           
Adattamento da: Lazzeri, Emma. (2021, March 15). La scienza aperta tra obblighi e opportunità. LE SCIENZE DEL PATRIMONIO CULTURALE on Air ISPC e la politica Open Access. Zenodo. https://doi.org/10.5281/zenodo.4609873

Gli archivi aperti garantiscono la conservazione a lungo termine e contengono materiale che non violi i contratti firmati con gli editori. Per conoscere le politiche degli editori nei confronti dell’autoarchiviazione e le condizioni in cui essa è possibile (versione da archiviare, tempistica del deposito, restrizioni particolari) si può consultare il database Sherpa Romeo; per gli editori non censiti in questo database è possibile consultare il censimento curato dall’Università di Torino.

 

3) la via ibrida (inizialmente definita anche red road): è l‘opzione concessa da molti editori commerciali che richiedono all'autore un pagamento (APC, Article Processing Charge) per la pubblicazione open access del singolo articolo all'interno di una rivista "tradizionale" che resta comunque venduta in abbonamento. La via ibrida è quella perseguita nell'ambito dei contratti trasformativi, tramite i quali la quota pagata dagli Atenei ad alcuni editori scientifici include non soltanto la possibilità di accedere ai contenuti pubblicati nei periodici di tali editori, ma anche la possibilità di pubblicare ad accesso aperto in tutti o in alcuni di questi periodici, senza spesa diretta da parte degli autori poiché già compresa nel contratto pagato centralmente.

 

Per approfondire