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Giurisprudenza

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La Clinica Legale Migrazioni e Diritti (MiDi)

 

La Clinica Legale Migrazioni e Diritti (MiDi) dell’Università di Palermo nasce dalla convenzione tra il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Palermo, il Dottorato di ricerca in “Diritti Umani: Evoluzione, Tutela e Limiti” e l’associazione CLEDU. A settembre 2016 il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Palermo ha firmato un protocollo d’intesa con «L’altro diritto. Centro di ricerca interuniversitario su carcere, devianza, marginalità e governo delle migrazioni», il cui scopo è promuovere e coordinare le cliniche legali in Italia.  

Le cliniche legali sono un’iniziativa diffusa nelle università di giurisprudenza di tutto il mondo per permettere agli studenti e alle studentesse di accedere a una formazione giuridica non frontale e nozionistica ma incentrata sulla pratica, e al tempo stesso, nella maggior parte dei casi, offrire servizi al territorio volti alla promozione della giustizia sociale. L’insegnamento clinico-legale mira a colmare il divario spesso esistente tra la formazione accademica e la complessità della realtà e del diritto vivente.

La Clinica legale MiDi dell’Università di Palermo è un programma di formazione giuridica che mira a sviluppare capacità e competenze, sia teoriche che pratiche, di giovani giuristi e giuriste, rafforzando la loro responsabilità etica e sociale.

Nel contesto dello sportello di orientamento e consulenza legale, sotto la supervisione di docenti, tutor e avvocati/e, gli studenti e le studentesse offrono un servizio legale gratuito rivolto principalmente alle persone migranti in materia di protezione internazionale, regolarizzazione dello status giuridico e accesso ai diritti fondamentali.

Nell'ambito dei progetti di street-law gli studenti svolgono attività di informazione rivolta a persone che si trovano in specifiche condizioni di bisogno rispetto ai loro diritti e alle rispettive garanzie giuridiche.

Oltre a rispondere alle esigenze di tutela e accesso ai diritti di individui e gruppi marginalizzati o resi vulnerabili, La Clinica legale MiDi si propone di supportare l'attività svolta da attori già esistenti, quali associazioni e studi legali presenti sul territorio, favorendone la sinergia e la collaborazione.

Coniugando teoria e pratica del diritto, il progetto offre, all’interno dell’ateneo palermitano, un servizio innovativo, qualificato e di eccellenza sul versante della formazione e della ricerca socio-giuridica, e si costituisce come presidio per la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali.

 

Quali sono i principali ambiti di intervento?

  • Eventi formativi in materia di diritto delle migrazioni e diritti umani in cui viene adottato l'approccio pratico del learning by doing, ad esempio attraverso simulazioni e workshop; 
  • Uno sportello di orientamento e consulenza legale rivolto alle persone migranti, aperto ogni mercoledì pomeriggio dalle ore 15 alle ore 18 presso i locali dell'Università degli studi di Palermo, Piazza Bologni n. 8, piano terra;
  • Due cicli di seminari all’anno propedeutici alla partecipazione attiva delle studentesse e degli studenti alle attività di sportello legale, ma aperti anche a tutti gli operatori socio-legali del territorio;
  • Attività di street-law; 
  • Progetti di Ricerca-Azione: partecipazione a progetti nazionali e internazionali e attività di ricerca e monitoraggio in materia di diritti umani e di antidiscriminazione;
  • Tirocini formativi per gli studenti di Scienze Giuridiche e, in casi specifici, anche di altri corsi di studio.

 

Cosa offre la Clinica Legale MiDi agli studenti e alle studentesse?

In generale, l'approccio proprio della clinica legale del learning by doing (imparare facendo) permette di acquisire conoscenze attraverso la pratica.

La Clinica legale MiDi si propone di coniugare le finalità didattiche del percorso universitario con obiettivi più ampi di giustizia sociale, sollecitando negli studenti e nelle studentesse lo sviluppo di capacità utili all'esercizio delle professioni che si troveranno a svolgere al termine del loro corso di studi.

Nello specifico, studenti e studentesse che partecipano alle attività della clinica legale hanno la possibilità di:

  • acquisire un’esperienza sul campo con la supervisione qualificata di docenti e avvocati, in particolare, in materia di immigrazione, asilo, discriminazione, partecipando alla risoluzione di casi concreti;
  • impiegare le conoscenze giuridiche a servizio della comunità e a tutela dei diritti umani, facilitando l’accesso alla giustizia di persone indigenti, marginalizzate e rese vulnerabili;
  • collaborare con associazioni, enti, istituzioni, operatori legali e sociali presenti sul territorio e attivi nel campo della tutela dei diritti;
  • applicare metodologie di ricerca e analisi giuridica per la risoluzione di questioni giuridiche legate a casi concreti;
  • sviluppare capacità organizzative, comunicative e interpersonali, specialmente attraverso il confronto costante nel lavoro di gruppo;
  • accrescere conoscenze multidisciplinari, consapevolezza e sensibilità nei confronti di questioni sociali di fondamentale importanza e attualità;
  • arricchire il proprio curriculum attraverso i tirocini formativi.
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Che cosa offre la Clinica legale MiDi alla comunità?

L’esperienza della La Clinica legale MiDi è un contributo significativo alle attività di public engagement che insieme ad altre sostanziano la Terza Missione dell’Università. Nello specifico, La Clinica legale MiDi dell’Università di Palermo offre:

  • Seminari ed eventi di formazione in diritto delle migrazioni, contrasto alle discriminazioni e diritti umani;
  • Un servizio di orientamento e sostegno legale gratuito in materia di contrasto alla discriminazione e accesso ai diritti, con un focus specifico sul diritto di asilo;
  • Attività di ricerca orientata alla risoluzione di questioni pratiche.

 

I SEMINARI FORMATIVI

Sul versante della formazione, la Clinica legale MiDi offre a studenti di giurisprudenza e di altri corsi di laurea, nonché ad operatori del settore, seminari in materia di diritto delle migrazioni, diritto anti-discriminazione e diritti umani principalmente volti all’inserimento nelle attività di sportello legale. L’approccio prevalentemente pratico consente ai partecipanti di applicare metodologie di ricerca e analisi giuridica per la risoluzione di questioni legate a casi concreti. 

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I CONVEGNI E GLI ALTRI EVENTI FORMATIVI

La Clinica legale MiDi organizza ogni anno anche seminari e convegni formativi aperti al pubblico e non strettamente legati all’attività di sportello.

 

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LO SPORTELLO DI ORIENTAMENTO E CONSULENZA LEGALE

Lo sportello della La Clinica legale MiDi offre interventi mirati a supportate le istanze di accesso alla giustizia delle persone richiedenti asilo e migranti, accrescendo al contempo le competenze teoriche e pratiche degli studenti e delle studentesse e la loro sensibilità rispetto alle questioni che riguardano la giustizia sociale, l’accesso ai diritti, e la non discriminazione. Gli studenti e le studentesse, al contempo beneficiari e attori del servizio, affiancati da tutor ad alta specializzazione nel settore ed avvocati, svolgono in favore dei richiedenti asilo attività di informazione e supporto per l’intervista alla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, forniscono assistenza legale in caso di diniego, e agiscono a tutela dei diritti relativi alla fase di accoglienza nelle strutture dedicate. Rispetto alle persone migranti non richiedenti asilo né rifugiati, invece, le attività della clinica riguardano l’accesso alla cittadinanza, le questioni legali concernenti il titolo di soggiorno, o si concentrano maggiormente sull’orientamento ai servizi già presenti sul territorio e sulla loro messa in rete.

Praticanti avvocati, avvocati e altri professionisti possono fornire il proprio contributo su base volontaria.

Nelle ore di apertura dello sportello, o front office, ogni mercoledì dalle 15 alle 17, sotto la supervisione dei tutor (esperti, docenti ed avvocati) gli studenti e le studentesse partecipano ai colloqui con gli utenti, di cui raccolgono le richieste. Nella fase immediatamente successiva del back office, dalle 18 alle 20, procedono con i tutor all'analisi e all' individuazione delle questioni di diritto emerse all’esito dei colloqui individuali al fine di formulare la consulenza giuridica appropriata per ciascun caso particolare. I casi, in funzione della natura della richiesta avanzata dall’utente, potranno alternativamente essere presi in carico dalla La Clinica legale MiDi o indirizzati a servizi più idonei presenti sul territorio.

In caso di presa in carico, gli studenti e le studentesse collaboreranno con i tutor al lavoro stragiudiziale e giudiziale di volta in volta richiesto, confrontandosi continuativamente sull’intervento condotto anche con il resto del gruppo durante gli orari di back office.

Le attività della La Clinica legale MiDi dell’Università di Palermo, si fondano prevalentemente sul volontariato. La sostenibilità del progetto è stata garantita, negli anni, dal sostegno ricevuto dalla Fondazione Charlemagne, da Unicef, e da altri progetti in rete con l’Università di Palermo e le associazioni del territorio.



 

I TIROCINI FORMATIVI

La collaborazione degli studenti al lavoro della La Clinica legale MiDi può essere formalizzata anche attraverso l’istituzione di tirocini formativi.

I tirocini formativi sono aperti agli studenti di Scienze Giuridiche iscritti al terzo anno di corso e successivi e, in casi particolari, anche a studenti di altri corsi di studio e/o provenienti da università estere attraverso progetti di scambio interuniversitario. Le attività si svolgono in prevalenza presso i locali del Dipartimento di Giurisprudenza.

Nel contesto dello sportello di consulenza e assistenza legale, i e le tirocinanti collaborano al servizio di consulenza ed assistenza legale delle persone migranti, in particolare in materia di protezione internazionale.

Nel contesto di progetti di scambio interuniversitario, i tirocinanti svolgono attività di ricerca su temi specifici concordati con i tutor.

A completamento della formazione, il tirocinio prevede ulteriori momenti di ricerca bibliografica e giurisprudenziale individuale o di gruppo a partire dai materiali e dalle indicazioni che i tutor forniscono di volta in volta. 

La frequenza al tirocinio è obbligatoria. Sono preferite le candidature di studenti che conoscono una o più lingue straniere.

Per la partecipazione alle attività della La Clinica legale MiDi si prega di inviare una e-mail a: clinicalegaleMiDi@unipa.it

O alla coordinatrice La Clinica legale MiDi: Alessandra Sciurba alessandra.sciurba@unipa.it 

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito dell’Associazione Cledu: http://www.cledu.it/

“Decreto Cutro”: Restringere la protezione speciale significa solo produrre illegalità e insicurezza. Un parere della Clinica legale Migrazioni e diritti dell’Università degli Studi di Palermo.

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"Decreto Cutro": Restringere la protezione speciale significa solo produrre illegalità e insicurezza

Un parere della Clinica legale Migrazioni e diritti dell’Università degli Studi di Palermo

 

Col decreto-legge 10 marzo 2023 n. 20, si sono introdotte “disposizioni in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione clandestina” dichiarate di “straordinaria necessità e urgenza”.

Premesso che:

All’indomani di una strage in mare come quella di Cutro, preceduta da innumerevoli altre e alla quale altre ancora hanno già fatto seguito, l’urgenza principale avrebbe dovuto essere quella di disporre adeguate misure di soccorso in mare, di aprire canali di ingresso legali efficaci e incrementare i corridoi umanitari, e che nessuna di queste misure è contenuta nel decreto in oggetto;

L’aumento delle “quote” previsto dal decreto rimane all’interno del meccanismo della Legge n. 189 del 2002, meglio nota come legge Bossi-Fini, il cui presupposto dell’assunzione a distanza si è rivelato del tutto fallimentare negli ultimi vent’anni, finendo per altro, a causa del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, per aumentare la vulnerabilità delle persone allo sfruttamento lavorativo perpetrando la loro posizione di costante ricattabilità;

Anche gli ingressi previsti “fuori quota” non sono in nessun modo agibili per persone in fuga da confitti e situazioni di insicurezza diffusa nel paese di origine e di transito;

Il prolungamento della durata dei permessi di soggiorno prevista da decreto in oggetto non copre quelli per lavoro subordinato a tempo determinato, che avrebbero maggiormente bisogno di tutele, ma solo quelli per lavoro a tempo indeterminato e autonomo e per il ricongiungimento familiare;

L’innalzamento dei tempi di trattenimento nei centri di detenzione amministrativa, nonché l’incremento del numero di questi centri, perpetra e rafforza un istituto che si è rivelato, dal 1998 in poi, estremamente costoso in termini di violazioni dei diritti nonché di risorse economiche impiegate e alquanto inefficace ai fini dell’obiettivo dichiarato che è quello delle espulsioni delle persone irregolarmente presenti sul territorio;

L’inasprimento previsto per “i delitti in materia di immigrazione clandestina” non colpisce il traffico internazionale di esseri umani i cui organizzatori, che non si imbarcano su natanti destinati in molti casi a naufragare, appaiono piuttosto agire in contiguità con i poteri dei paesi di transito, come la Libia, con cui l’Italia continua a stringere o rinnovare accordi;

Particolarmente preoccupante appare la misura prevista all’art. 7 del decreto in oggetto, che interviene in materia di protezione speciale, ovvero di quella forma di protezione introdotta dalla Legge n. 173 del 2020 per riparare ai gravi danni provocati dalla cancellazione della protezione umanitaria ad opera del decreto-legge 4 ottobre 2018 n. 113.

Queste forme di protezione, ritenute dalla giurisprudenza come atte a ottemperate ai nostri obblighi costituzionali in materia di tutela dei diritti umani, sono quelle che hanno permesso la regolarità del soggiorno in Italia alla maggior parte dei richiedenti protezione nel nostro paese.

La cancellazione della protezione umanitaria, nel 2018, ha avuto come diretta conseguenza l’impossibilità per migliaia e migliaia di persone che avevano solidi legami familiari e sociali in Italia e un significativo livello di inclusione sociale, come i neomaggiorenni arrivati da minori non accompagnati che avevano avviato percorsi scolastici e di inserimento lavorativo, di ottenere o rinnovare il proprio permesso di soggiorno, finendo in una situazione di irregolarità, e quindi di marginalizzazione, sfruttamento e abusi.

Il nostro sportello, attivo dal 2015 nella sede del Dipartimento di giurisprudenza, ha vissuto in prima linea le difficoltà di quel periodo, ritrovandosi a dovere in molti casi semplicemente comunicare a queste persone che non c’era un via legale per garantire i loro diritti.

Il 2019, non a caso, è stato per le sezioni dei tribunali specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'unione europea l’annus horribilis in cui i ricorsi sono aumentati esponenzialmente.

Abbiamo quindi già visto come questa misura abbia di fatto prodotto illegalità e insicurezza su tutto il territorio nazionale, rendendo irregolare il soggiorno di persone perfettamente integrate nel nostro paese e comportando anche costi giudiziari e di violazione dei diritti estremamente elevati, tanto da spingere il governo successivo a introdurre una nuova forma di protezione speciale che ha permesso di sanare almeno in parte il danno provocato, in linea peraltro con l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani che tutela il diritto alla vita privata e familiare.

Alla luce di tutto questo, l’introduzione di una nuova misura volta a restringere la protezione speciale, se non a eliminarla, come alcune dichiarazioni degli esponenti del governo portano a temere, appare del tutto irragionevole rispetto agli scopi dichiarati di promozione della legalità e della sicurezza, e incompatibile con il rispetto degli obblighi derivanti dal diritto costituzionale e internazionale che l’art. 117 della nostra Costituzione equipara al rango di fonte primaria.

Nello specifico, il “decreto Cutro” cancella i seguenti periodi:

Non sono altresì ammessi il respingimento o l'espulsione di una persona verso uno Stato qualora esistano fondati motivi di ritenere che l'allontanamento dal territorio nazionale comporti una violazione del diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, a meno che esso non sia necessario per ragioni di sicurezza nazionale ovvero di ordine e sicurezza pubblica. Ai fini della valutazione del rischio di violazione di cui al periodo precedente, si tiene conto della natura e della effettività dei vincoli familiari dell'interessato, del suo effettivo inserimento sociale in Italia, della durata del suo soggiorno nel territorio nazionale nonché dell'esistenza di legami familiari, culturali o sociali con il suo Paese d'origine.

E appare incomprensibile la ragione per la quale sarebbe di straordinaria necessità e urgenza spingere nell’illegalità e nel buio della cosiddetta “clandestinità” persone socialmente già inserite nel nostro paese, con legami familiari, culturali e sociali in Italia molto più forti che nel paese d’origine.

Facciamo quindi appello al governo italiano affinché in sede di conversione del decreto in oggetto abbandoni la direzione intrapresa e si impegni nell’elaborare misure relative all’immigrazione e all’asilo improntate alla ragionevolezza e al rispetto del diritto e dei diritti non solo delle persone in migrazione ma anche dei cittadini e delle cittadine italiani.