Strategie di promozione di uno stile di vita attivo nei dipendenti della pubblica amministrazione - Antonio Scardina
Sala Meeting, edificio 15, piano 3, ore 13:30-14:30
Nell’ultimo decennio l’aumento dell’urbanizzazione, della tecnologia e dell’adozione di uno stile di vita occidentale in tutto il mondo ha favorito l’aumento della percentuale del tempo sedentario. Secondo l’OMS, 3,2 milioni di decessi l’anno sono associati a comportamenti sedentari (SB). Il comportamento sedentario è presente in diversi contesti come quello domestico (tempo libero), a scuola e sul posto di lavoro. Il dominio del lavoro è molto importante perché occupa spesso la maggior parte del comportamento sedentario quotidiano totale tra i dipendenti alla scrivania (Chu, A H Y et al. 2016). Gli adulti che lavorano passano quasi la metà del loro tempo di veglia a lavoro (tra le 8 e le 11 ore al giorno) (Tudor-Locke C. et al., 2011). Il comportamento sedentario, definito come il tempo trascorso in posizione seduta e/o distesa durante le ore di veglia, con un dispendio energetico inferiore a 1,5 equivalenti metabolici (METS), viene spesso associato alla presenza di disturbi muscoloscheletrici (come dolore e fastidi in tutto il corpo, in particolare su schiena, collo, arti superiori e inferiori) che sono tra i problemi occupazionali più diffusi (Parry SP. et al., 2019). Problematiche come lombalgia e dolore al collo sono rispettivamente al primo e quarto posto tra le cause di anni vissuti con disabilità (Dzakpasu, Francis Q S et al. 2021; Roman-Liu, Danuta et al., 2020). Oltre alle problematiche muscoloscheletriche è necessario fare riferimento anche al concetto di stress a lungo termine correlato al lavoro, il quale viene associato a tutti i disturbi sopracitati, ma anche a depressione, infiammazione, obesità, diabete, artrite, malattie infettive e disturbi del sonno. L’assenteismo (tempo di assenza dal lavoro per malattia o disabilità) e presenzialismo (ridotta produttività sul lavoro) possono derivare da queste problematiche, incidendo sulle spese mediche e sulla produttività del lavoro, oltre che sulla salute del singolo (Buchbinder, Rachelle et al., 2013; Saragiotto, Bruno T et al. 2016). Le WHO PA guidlines 2020 stimano che gli adulti dovrebbero svolgere almeno 150-300 minuti/settimana di attività fisica aerobica di intensità moderata, o almeno 75-150 minuti/settimana di attività fisica aerobica di intensità vigorosa (Bull FC. et al., 2020). Tuttavia, molti adulti sono fisicamente inattivi, con un adulto su 4 che non soddisfa queste linee guida nel mondo.
Proprio per questo, negli ultimi anni numerosi studi si sono concentrati sulla promozione della salute fuori e dentro gli ambienti di lavoro. Un vasto numero di interventi è stato creato per ridurre la SB e promuovere l’attività fisica tra i lavoratori sedentari. L’impiego dell’attività fisica nel posto di lavoro è uno strumento valido per migliorare la salute fisica e mentale riducendo i costi dell’assistenza sanitaria e l’assenteismo (Grimani A. et al., 2019). L’esercizio fisico è uno strumento efficace per ridurre i livelli di stress lavorativo, agendo sia sulla componente fisica, sia su quella mentale. Nonostante ciò, i risultati ottenuti non hanno chiarito quale possa essere il protocollo di esercizio fisico più adeguato a ridurre i livelli di stress (Park, Sungwon, and Min Kyeong Jang., 2019).
I programmi di esercizio fisico/fitness brevi e semplici sembrano fornire benefici simili a quelli più complessi, riuscendo a migliorare disturbi muscoloscheletrici come la lombalgia (White, M I et al., 2016). La semplicità di un programma potrebbe essere un fattore che possa permettere una maggiore adesione al programma di esercizio fisico, riducendo le probabilità di abbandono. L’obiettivo di questo studio è valutare la somministrazione di protocolli di esercizio fisico dentro l’ambiente di lavoro e fuori l’ambiente di lavoro cercando di definire la relazione dose-risposta, riduzione del livello di stress lavoro-dipendente, maggiore o minore coinvolgimento dei dipendenti della pubblica amministrazione e l’effetto sul cambiamento del comportamento sedentario a lungo termine.
In particolare, abbiamo condotto numerosi studi incentrati sulla somministrazione di protocolli di stretching e tecniche di myofascial release, analizzandone gli effetti sia a livello muscolare locale che globale. Gli interventi, della durata di pochi minuti, sono stati progettati appositamente per poter essere integrati all’interno di una “pausa caffè” durante l’orario lavorativo. Tutti i protocolli esaminati hanno evidenziato benefici concreti sul sistema muscoloscheletrico, suggerendo che l’allungamento muscolare rappresenti una strategia efficace per ridurre l’incidenza dei disturbi muscoloscheletrici in questa categoria di lavoratori (Thomas, E. et al, 2022, Thomas, E. et al, 2024, Ficarra S, et al, 2024).
Successivamente, questi protocolli sono stati applicati al trattamento dei disturbi muscoloscheletrici e dello stress lavoro-correlato in una specifica categoria di lavoratori: gli infermieri dell’Ospedale Civico di Palermo. Sebbene la loro somministrazione abbia evidenziato diverse criticità operative e organizzative, sono emersi anche risultati parziali ma promettenti, suggerendo potenzialità per interventi futuri.