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Culture e Società

29. Stele Borgia

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Stele funeraria di provenienza microasiatica, forse da Sardi, che ha ricevuto il nome con cui è conosciuta dal cardinale Stefano Borgia (1731-1804), alla cui collezione apparteneva. La lastra, di forma oblunga e coronata da un alto acroterio con due volute e palmetta, è spezzata in due parti, però ricongiunte. La superficie è quasi interamente occupata da un riquadro scolpito a rilievo raffigurante un uomo barbato, vestito soltanto di un mantello avvolto intorno ai fianchi e appoggiato al bastone, che egli tiene ritto al suolo sotto l’ascella sinistra. Il corpo del personaggio appare come compresso all’interno del ristretto spazio in cui è alloggiato, come si nota soprattutto considerando il trattamento poco riuscito del braccio destro in primo piano e delle gambe incrociate.

L’uomo è accompagnato da un cane da caccia, che se ne sta in basso ai suoi piedi e tende il muso verso il padrone. Questi piega il capo, cinto da una tenia, e allunga la mano destra nell’atto di porgere probabilmente un piccolo animale, qui non visibile ma presente in altre stele appartenenti alla medesima tipologia (dove si riconosce un grillo o una cicala). L’aryballos che pende dal polso sinistro dell’uomo, tipico oggetto del mondo atletico, e la presenza del cane, richiamo all’attività venatoria, ribadiscono la natura aristocratica dei committenti dei segnacoli funerari di questo genere.

L’iconografia del padrone che gioca col suo cane conosce altre attestazioni in ambito ionico, con un confronto particolarmente aderente in una stele recante la firma dello scultore nassio Alxenor, proveniente da Orcomeno in Beozia e conservata ad Atene. Dal suo schema sembra dipendere il nostro esemplare, databile all’inizio del periodo dello “Stile severo”, tra il 480 e il 470 a.C.

 

Il calco in scala 1:1, scomposto in due parti (non esattamente coincidenti con quelle in cui era diviso l’originale), riproduce soltanto il riquadro con l’uomo e tralascia la terminazione acroteriale, assente anche nei calchi di altre gipsoteche (così a Roma, Bologna e Pisa).

Inventario: SA 521.

Misure: cm 105 x 58 (porzione superiore); cm 86 x 58 (porzione inferiore).

Bibliografia: S. Rambaldi, La Gipsoteca del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo. Storia e Catalogo, Palermo, Palermo University Press, 2017 (“Artes”, n.s. 2), pp. 92-93, nr. 29 (con bibliografia di riferimento sull’originale).