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Culture e Società

10. Mercurio

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La figura maschile nuda è rappresentata in piedi, con il braccio destro appoggiato sopra un sostegno, sagomato come un tronco d’albero, e la testa rivolta di lato. Le gambe sono incrociate: mentre la sinistra regge il peso del corpo, la destra le passa davanti e si appoggia lateralmente con la punta del piede sopra un piccolo rialzo del plinto di base. Il personaggio è chiaramente interpretabile come Hermes/Mercurio, grazie alla presenza dei suoi attribuiti distintivi: il petaso alato sul capo e le ali dietro le caviglie, che lo qualificano come il messaggero degli dèi.

Se l’esegesi iconografica della statuetta non pone problemi, non altrettanto si può dire a proposito della sua derivazione. Non è stato infatti possibile reperire l’originale da cui dipende, tanto da far sorgere il dubbio che esso sia andato perduto, oppure che oggi non sia più visibile in questa forma. Sembra lecito presumere che il gesso replichi una statua a suo tempo rinvenuta frammentaria, magari un semplice torso, e quindi restaurata come Mercurio. Successivamente, come spesso è accaduto nel corso del Novecento, le integrazioni sono state rimosse, rendendo così difficile ora identificare il torso originale che, all’epoca della realizzazione del gesso, si presentava ancora con l’aspetto di Mercurio. A puro titolo di ipotesi, si può supporre che, al momento del restauro, fosse stato preso a modello il “Mercurio” della Galleria degli Uffizi, il confronto in assoluto più somigliante per il nostro gesso, anche per la posa non comune delle gambe incrociate. La stessa statua fiorentina è l’esito di un restauro integrativo, che l’ha trasformata in un’immagine del dio messaggero, e in questa forma ha goduto di larga fama in età moderna.

Prendendo come base per l’analisi la resa del torso, la postura inarcata, ma poco squadrata, e il morbido trattamento delle superfici muscolari autorizzano ad accostare l’originale alla produzione scultorea del IV secolo a.C. Con lo stesso ambito collimano anche le caratteristiche del volto (ammesso che la testa sia antica e pertinente): la bocca semiaperta, i grandi occhi, le arcate sopracciliari incurvate e la porzione triangolare della fronte lasciata libera dai capelli richiamano la tradizione di Skopas, in particolare il suo Pothos.

 

Nel corso del recente intervento di restauro la testa è stata ricongiunta al corpo, il quale è mancante del braccio sinistro. La mano destra è priva dell’indice.

Inventario: non precisato.

Misure: cm 71 x 25.

Bibliografia: S. Rambaldi, La Gipsoteca del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo. Storia e Catalogo, Palermo, Palermo University Press, 2017 (“Artes”, n.s. 2), pp. 52-53, nr. 10 (con bibliografia di riferimento).