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Uccelli migratori in grado di aiutare le piante ad adattarsi ai cambiamenti climatici | Pubblicato su Nature uno studio col contributo di Rafael da Silveira Bueno, dottore di ricerca UniPa

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È stato pubblicato sulla rivista Nature un articolo scientifico dal titolo “Limited potential for bird migration to disperse plants to cooler latitudes” su uno studio condotto sugli uccelli migratori in grado di aiutare le piante ad adattarsi ai cambiamenti climatici attraverso la dispersione dei semi a lunga distanza. 

La ricerca  vede la partecipazione di 18 ricercatori di 13 istituzioni europee, dove l’Italia è rappresentata da Rafael da Silveira Bueno, dottore di ricerca dell’Università degli Studi di Palermo al Dipartimento SAAF-Scienze Agrarie, Forestali ed Ambientali, attualmente borsista del progettoLIFE Desert Adapt”, di cui è responsabile scientifica la prof.ssa Paola Quatrini al Dipartimento STEBICEF-Scienze e Tecnologie Biologiche, Chimiche e Farmaceutiche. 

“La studio – spiega il dott. Rafael da Silveira Bueno – è stato condotto in 13 comunità boschive in tutta Europa, sia in aree temperate che Mediterranee, includendo un totale di 949 interazioni tra 46 specie di uccelli e 81 specie di piante. Gli uccelli migratori potrebbero aiutare le piante a far fronte al riscaldamento globale disperdendo i loro semi a lunghe distanze verso nuove aree adatte. Tuttavia, il nuovo studio pubblicato su Nature, rivela che la stragrande maggioranza delle piante delle comunità boschive europee è dispersa dagli uccelli che migrano a latitudini più calde a sud, mentre solo una minoranza è dispersa da uccelli che migrano a nord, verso latitudini più fresche, il che può comportare un cambiamento drastico delle comunità vegetali. 

A causa del riscaldamento globale – prosegue - le condizioni climatiche ottimali delle specie si stanno spostando verso latitudini più fresche, costringendo alla ridistribuzione della vita sulla Terra. La mobilità consente a molti animali di raggiungere aree con un nuovo clima adatto. Tuttavia, le piante non possono muoversi, quindi per loro la dispersione dei loro semi a lunghe distanze è una chiave nel processo per spostare la loro distribuzione e adattarsi ai cambiamenti climatici, e nel Mediterraneo fino a 65% delle specie dipendono dagli animali per la dispersione del loro seme. 

Lo studio suggerisce che questo potenziale limitato di dispersione verso nuove aree idonee avrà conseguenze sulla composizione delle future comunità vegetale – conclude - poiché la maggior parte delle specie potrebbe restare indietro rispetto al rapido aumento delle temperature. Pertanto, questa ricerca è fondamentale per comprendere, arrestare e mitigare le future perdite di biodiversità dovute ai cambiamenti climatici”.