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Progetti per l'integrazione linguistica

16-mag-2013

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"Quelli che per molti di noi, solo qualche decennio fa, erano volti e lingue

del tutto sconosciuti, dal sapore esotico, hanno oggi assunto le sembianze familiari

di qualcuno che entra nelle nostre case quotidianamente, che si siede

nei banchi con i nostri figli, che è vicino di letto a un nostro caro in ospedale:

una donna tamil, un bambino cinese, un uomo senegalese. Non dunque “extracomunitari”,

termine che segnala solo la nostra confusione e paura, piuttosto

uomini, donne, bambini, adolescenti, che hanno lingue, culture, sogni, gli

uni diversi dagli altri. Questo processo di messa a fuoco di suoni, occhi, storie

differenti è avvenuto in primo luogo nella scuola. È qui, nella frequentazione

quotidiana, che i bambini prima degli altri hanno imparato a chiamare

i compagni con nomi giudicati prima impronunciabili, hanno preso confidenza

con altri cibi ed odori, altri giochi e altre acconciature dei capelli. È un processo

che ha riguardato contemporaneamente gli insegnanti che hanno dovuto

in pochi anni colmare vuoti di formazione e di esperienza dando il meglio di

sé in sfide difficili. In luogo del generico e frustrante “non sa l’italiano” molti

ragionano ora di strategie e proposte utili per “un bambino neoarrivato”, o

di come operare “nella fase del silenzio” o in favore di chi è “in difficoltà con

la lingua dello studio”. Per molti versi si è ripetuto quanto già accaduto in Italia

negli anni ’60-’70 del secolo scorso quando, di fronte a nuovi arrivati, fossero

essi i figli degli emigrati meridionali o di braccianti e contadini

dialettofoni, una parte significativa della scuola e della università italiana ha

saputo mettere in campo grandi energie, entusiasmo e competenza professionale

perché gli orizzonti asfittici della didattica per “i pochi che già sanno”

si frantumassero lasciando il posto ad esperienze importanti e diffuse di pratiche

scolastiche inclusive e plurali. A circa cinquant’anni di distanza, e ricchi

anche di quella esperienza, delle polemiche di Don Milani e della poesia

di Mario Lodi, di fronte alla sfida di nuove alterità, frammento dopo frammento,

si sta costruendo un sapere condiviso che lega il mondo della ricerca

e della didattica. L’obiettivo è ancora una volta quello di mettere insieme i

saperi e le pratiche, la ricerca avanzata e la riflessione che proviene dalle

esperienze concrete, la capacità di guardare a ogni bambino singolarmente

preso e nello stesso tempo ai modelli teorici. Al centro ieri come oggi sono la

lingua e le lingue, il rapporto fra diversità e svantaggio, il diritto di ognuno

a capire e a farsi capire, la democrazia e i diritti di cittadinanza".

[…]

(dalla Prefazione di M. D’Agostino a Stranescuole. L’italiano per i nuovi arrivati e per tutti, a cura di Chiara Amoruso, Palermo 2012)