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TOMMASO LA MANTIA

Il Castagno in Sicilia: una storia antica e poco nota

Abstract

Diversi studi compiuti negli ultimi anni hanno messo in luce una lunga quanto sottovalutata tradizione nell’uso del legno in generale e di quello di castagno in particolare, in Sicilia e sue isole satelliti (Sala et al., 2020). Altre indagini hanno inoltre confermato le ottime qualità tecnologiche del legno di castagno siciliano (Cruciata et al., 2018; La Mantia et al., 2006a; Maggiore et al., 2006). Meno noto ma altrettanto interessante è l’uso prolungato delle castagne nell’alimentazione; i frutti venivano infatti consumati prevalentemente, ma non esclusivamente, nelle zone montane dell’isola. Insufficientemente esplorate appaiono tuttora anche la ricchezza genetica, così come il ruolo del castagno nella biodiversità degli ecosistemi e paesaggi agroforestali dell’isola. Il contesto commerciale nazionale ed internazionale, i processi di abbandono delle aree montane e gli attacchi dei patogeni che hanno colpito il castagno hanno portato nel corso degli ultimi decenni ad una drastica riduzione delle superfici occupate dai castagneti su gran parte del territorio siciliano (La Mantia et al., 1999). Senza adeguate misure di valorizzazione, sperimentazione e interventi economici mirati l’insieme di queste congiunture sfavorevoli, spesso sinergiche, rischiano di provocare la scomparsa definitiva di componenti preziose di questo patrimonio culturale, colturale e genetico (Cutino et al., 2006 a e b; La Mantia et al., 2006 b). In questo contesto, vengono presentate alcune proposte d’intervento che traggono spunto da un quadro sintetico delle conoscenze disponibili sulla storia naturale del castagno in Sicilia.