Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

Culture e Società

17. Musa

Ascolta

La statua degli Uffizi costituisce la testimonianza più completa di un’iconografia attestata da quasi trenta repliche oggi conosciute, spesso di dimensioni ridotte e tutte acefale, tranne questa (la testa, comunque antica, non sarebbe pertinente secondo Mansuelli, ma si è anche pensato che possa essere stata riconnessa con un’inclinazione diversa da quella originaria). La giovane rappresentata, vestita di chitone e mantello, col braccio sinistro piegato, sollevato e con la mano aperta (tutto il braccio è però di restauro), è solitamente interpretata come una Musa in atteggiamento di danza, per via del gesto di sollevare la veste sopra la coscia destra, scoprendo il piede. Confronti per il tipo sono offerti da rilievi ellenistici, in particolare quello ben noto di Archelao di Priene raffigurante l’apoteosi di Omero, di provenienza laziale e oggi conservato al British Museum di Londra, la cui cronologia è discussa, ma è comunque collocabile nell’ambito del II secolo a.C. Qui, fra le varie figure disposte su diversi livelli, si può scorgere nella parte alta una Musa, intenta a scendere lungo una scala, che appare atteggiata in uno schema simile a quello della statua fiorentina. Il motivo figurativo, del resto, poteva essere utilizzato anche per la rappresentazione di Ninfe, come attesta un altro esemplare a tuttotondo già a Ince Blundell Hall e oggi a Liverpool, identificato dall’iscrizione sul plinto come Anchyrrhoe, nome tuttora usato convenzionalmente per indicare questo tipo iconografico.

Una datazione in epoca imperiale, circoscritta all’età antonina, è stata proposta per la statua degli Uffizi, il cui originale può essere riferito alla prima metà del II secolo a.C.

 

Calco in scala notevolmente ridotta, di dimensioni pari a circa un quarto di quelle originali. La riproduzione è comunque fedele, tranne che per l’atto di piegare all’indietro la mano sinistra levata, mentre nella statua degli Uffizi il palmo si mostra verticale (come si è detto, però, tutto il braccio è di restauro). Nel calco, il braccio sinistro è realizzato a parte e congiunto alla spalla. Il materiale di cui è costituita la statuetta è analogo a quello del gruppo raffigurante Niobe e la figlia (nr. 16), ma il suo colore rossastro emerge qui in misura maggiore, attraverso la scialbatura superficiale.

Inventario: DCS 3565. Probabilmente si tratta di uno dei pezzi già catalogati GA 420-428.

Misure: cm 42 x 13.

Bibliografia: S. Rambaldi, La Gipsoteca del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo. Storia e Catalogo, Palermo, Palermo University Press, 2017 (“Artes”, n.s. 2), pp. 66-67, nr. 17 (con bibliografia di riferimento sull’originale).