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Culture e Società

7. Busto dell’Hermes di Olimpia

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Il calco restituisce un’immagine molto parziale del gruppo originale di Hermes e Dioniso, essendo limitato esclusivamente al busto del primo. La scultura fu ritrovata nel tempio di Era a Olimpia nel 1877, nel corso degli scavi effettuati dalla missione archeologica tedesca che fecero conoscere al mondo la realtà archeologica del sito. Il luogo di rinvenimento coincide con quello dove il gruppo fu visto, insieme a molte altre opere, da Pausania, che ne ha tramandato la paternità prassitelica (Periegesi V, 17, 3). Hermes è rappresentato in piedi mentre tiene in braccio il piccolo Dioniso, col quale gioca mostrandogli un grappolo d’uva (perduto), durante una sosta del loro viaggio verso il monte Nisa, dove le Ninfe che vi abitavano dovevano prendersi cura del dio bambino. L’opera rappresenta una pietra miliare per la valutazione dello stile di Prassitele, sebbene non possa essere accertato che si tratti dell’originale di mano dello scultore ateniese, da lui eseguito probabilmente intorno al 330 a.C. Alcune soluzioni, come il virtuosismo delle pieghe del mantello di Hermes appoggiato al sostegno in forma di tronco d’albero, autorizzano a postulare l’intervento di un grande maestro, però altri particolari, come la resa apparentemente non del tutto felice del piccolo Dioniso, fanno propendere piuttosto per una copia posteriore, forse per sostituire l’opera autentica che poteva avere subito danni. A ciò si aggiunge la foggia dei sandali di Hermes (di cui uno solo è antico), che paiono riconducibili al periodo ellenistico.

Che si tratti o no della creazione originale di Prassitele, il gruppo si segnala per l’elevatissima qualità formale e l’estrema politezza delle sue superfici. Non è da escludere che di quest’ultima sia stato almeno in parte responsabile il personale che, in antico, era demandato alla manutenzione del tempio e alla pulizia dei suoi arredi.

 

Calco parziale, che riproduce fedelmente solo il busto del corpo di Hermes, tagliato sotto i pettorali e con le braccia limitate all’attaccatura (il braccio destro è perduto anche nella statua di Olimpia, ma se ne conserva una porzione un poco più estesa). Nel gesso la presenza del piccolo Dioniso è rivelata soltanto dalla sua manina, che si appoggia alla spalla sinistra del dio che lo sostiene. Si riconoscono i tasselli della lavorazione.

Inventario: GA 202; SA 525.

Misure: cm 63 x 58 ca.

Bibliografia: S. Rambaldi, La Gipsoteca del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo. Storia e Catalogo, Palermo, Palermo University Press, 2017 (“Artes”, n.s. 2), pp. 46-47, nr. 7 (con bibliografia di riferimento sull’originale).