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Culture e Società

36. Fregio del tempio di Basse

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Oltre al fregio del Partenone, John Henning riprodusse in miniatura un’altra serie di rilievi di epoca classica, recuperata dalla località di Basse, presso Figalia in Arcadia, dove era stata organizzata una spedizione nel 1812, e giunta a Londra dopo il suo acquisto da parte del British Museum (alcuni frammenti, rinvenuti successivamente, sono oggi ad Atene). A Basse era sorto nell’antichità il tempio di Apollo Epikourios, la cui fase tuttora visibile è attribuita da Pausania a Ictino, l’architetto che aveva progettato il Partenone (Periegesi VIII, 41, 9). L’interno della cella, caratterizzato da diverse innovazioni nella forma architettonica, tra cui la prima testimonianza conosciuta dell’utilizzo dell’ordine corinzio, presentava su tutti i lati, al di sopra delle colonne, un fregio continuo a rilievo, oggi conservato appunto a Londra. Il soggetto è costituito da episodi di combattimento di ricomposizione dibattuta, ma nei quali si possono agevolmente riconoscere scene di centauromachia e di amazzonomachia (con la partecipazione di Eracle e Teseo). Lo stile vigorosamente narrativo, che tradisce la formazione peloponnesiaca degli scultori nella resa dei corpi maschili, tozzi e squadrati, rivela però una palese influenza della tradizione attica degli ultimi decenni del V secolo, in particolare nelle pieghe e nel fluttuare delle vesti. In questo fregio, che oggi si preferisce datare intorno al 400 a.C., l’enfasi ostentata di talune pose, l’espressione brutale della violenza e la sensualità di molte fra le Amazzoni e le donne dei Lapiti preannunciano gli sviluppi futuri della produzione scultorea greca.

Nel calco la sequenza delle scene è distribuita in cinque registri sovrapposti, di cui il primo in basso è sensibilmente più breve degli altri. Un’iscrizione latina in rilievo e a caratteri bodoniani, del tutto analoga a quelle che si leggono ai lati della riproduzione del fregio partenonico, è divisa fra le due estremità del registro inferiore, negli spazi bianchi lasciati liberi dalla sequenza delle figure. Mentre nell’altro caso tali iscrizioni enunciano volta per volta i soggetti di ciascun lato originario del fregio, qui viene fatto riferimento soltanto alla provenienza dei rilievi e al loro luogo di conservazione: ZOOPHORVS TEMPLI / PIHGALIENSIS (sic) e IN MVSEO (sic) BRITANNICO / ADSERVATVS.

Inoltre anche in questo fregio, sotto le figure nelle varie stringhe, compaiono qua e là, in rilievo e a caratteri molto piccoli, il cognome dell’autore nella forma “HENNING F(ecit)”, “London”, date (“1822” e “1823”), numeri e sigle. Più volte ricorre l’espressione “PHIGALEIAN MARBLES”.

 

Nel calco, montato in una cornice di legno analoga a quella del nr. 31, il fregio di Basse è riprodotto in scala 1:10.

Inventario: GA 437; SA 529.

Misure: cm 65 x 31 (ha di ciascun registro: cm 6).

Bibliografia: S. Rambaldi, La Gipsoteca del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo. Storia e Catalogo, Palermo, Palermo University Press, 2017 (“Artes”, n.s. 2), pp. 110-111, nr. 36 (con bibliografia di riferimento sull’originale); S. Rambaldi, Fregi classici in miniatura: il Partenone e il tempio di Bassae di John Henning, in ClassicoContemporaneo. Rivista online di studi su antichità classica e cultura contemporanea, 7, 2021, pp. 72-98 (https://www.classicocontemporaneo.eu/index.php/209-numero-7/presenze-classiche-7/arti-visive-7/546-fregi-classici-in-miniatura-il-partenone-e-il-tempio-di-bassae-di-john-henning).