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Culture e Società

31. Fregio del Partenone

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In forma rimpicciolita ma puntuale, il pannello riproduce l’intero fregio a rilievo del Partenone di Atene, del quale i quattro calchi 32-35 mostrano altrettante lastre o porzioni di lastra a grandezza naturale.

Come è noto, la lunga sequenza figurata, oggi in grandissima parte conservata al British Museum di Londra, si snodava in origine sopra le pareti della cella del tempio, all’interno della sua peristasi, e rappresentava la grande processione delle Panatenee, il cui culmine consisteva nell’offerta di un sacro peplo alla dea Atena sull’Acropoli della città. Tuttavia, sulla natura specifica della cerimonia qui raffigurata, il dibattito scientifico è sempre stato molto acceso, come anche sull’interpretazione di taluni aspetti determinati (ad esempio, la presenza molto rilevante della cavalleria, la quale non partecipava direttamente al corteo panatenaico). Tradizionalmente la concezione generale del fregio viene attribuita a Fidia, benché il ruolo effettivo da lui svolto in tal senso non possa essere precisato. Si tratta, comunque, di una delle creazioni in assoluto più significative per la nostra conoscenza della produzione artistica greca in generale e della scultura a rilievo in particolare, completata tra il 438, l’anno in cui la grande statua in oro e avorio di Athena Parthenos, opera di Fidia, fu eretta all’interno della cella del tempio, e il 432, data della conclusione dei lavori del Partenone.

Il calco è una replica della restituzione completa del fregio in miniatura realizzata dallo scultore scozzese John Henning, il quale la terminò nel 1820, dopo un lungo lavoro. Nel pannello di gesso i quattro lati del fregio appaiono distribuiti su sei registri sovrapposti, due corrispondenti ai lati brevi (est e ovest), quattro ai lati lunghi (sud e nord). Questi ultimi sono divisi su due stringhe ciascuno, con la sequenza che procede dal basso verso l’alto, anziché il contrario, come sarebbe stato più naturale aspettarsi. L’articolazione della processione su sei registri si può forse fare risalire, come concezione, alla tavola XXX del secondo volume, capitolo I, delle Antiquities of Athens di James Stuart e Nicholas Revett (London 1787), dove la riproduzione grafica delle lastre allora osservate è ripartita nello stesso modo, però con la sequenza ribaltata (dall’alto verso il basso).

Quasi tutti i registri sono accompagnati, alle estremità, da brevi iscrizioni esplicative in rilievo, in latino e a caratteri bodoniani. La distribuzione del fregio nelle sei stringhe, procedendo dall’alto verso il basso e prendendo come riferimento la numerazione delle lastre utilizzata nell’opera fondamentale di Adolf Michaelis (Der Parthenon, Leipzig 1871), è la seguente:

1. Lato ovest, lastre I-XVI (tavola IX di Michaelis). Iscrizioni: POMPA / PANATHENAICA (a sinistra); IN PARTHENONI[S] / LATERE OCCIDENT[ALI] (a destra).

2. Lato nord (seconda parte), lastre XXIV-XLII (tavola XIII di Michaelis). Iscrizioni: POMPA / CONTINVATA (a sinistra); IN LATERE / SEPTENTRIONALI (a destra).

3. Lato nord (prima parte), lastre I-XXIII (tavola XII di Michaelis). Iscrizioni assenti, perché il registro si estende per tutta la lunghezza del pannello.

4. Lato est, lastre I-IX (tavola XIV di Michaelis). Iscrizioni: HEROVM / CONSESSVS (a sinistra); SVPRA PARTHENON[IS] / PORTAM ORIENTALE[M] (a destra).

5. Lato sud (seconda parte), lastre XXV-XLIV (tavola XI di Michaelis). Iscrizioni: POMPAE / PARS / ALTERA (a sinistra); IN LAT[ERE] / MERID[ION]/ALI (a destra).

6. Lato sud (prima parte), lastre I-XXIV (tavole X-XI di Michaelis). Iscrizioni assenti, perché il registro si estende per quasi tutta la lunghezza del pannello.

In diversi punti, all’interno delle stringhe, è analogamente riportato a rilievo, ma in caratteri più piccoli, il cognome dell’autore: “HENNING F(ecit)”. Compaiono anche informazioni in inglese, relative alla posizione dei registri nel fregio originale (ad esempio, “FREIZE (sic) OF THE EAST PORTICO” sotto il sedile di Hermes: cfr. nr. 32), sigle, alcune date (“1818”, “APRIL 1820”) e London.

Va notato che, nonostante le apparenze, la restituzione del fregio non è veramente integrale. Mentre entrambi i lati corti appaiono riprodotti con fedeltà nella rispettiva interezza, una lettura attenta dei lati lunghi rivela la mancanza di alcuni brevi segmenti, probabilmente perché Henning, per le parti del fregio perdute e quelle che non erano state trasportate a Londra da Lord Elgin, si era dovuto basare sui disegni allora conosciuti, in particolare quelli di Jacques Carrey. In ogni caso, lungo la sequenza figurata, non si percepiscono cesure immediatamente avvertibili come tali.

 

Nel calco, montato in una cornice di legno, il fregio partenonico è riprodotto in scala 1:20. Alcune delle iscrizioni alle estremità delle stringhe, soprattutto nel lato destro, appaiono tagliate lungo il margine, come se la lastra in gesso fosse stata segata.

Inventario: GA 438; SA 530.

Misure: cm 131,5 x 35 (ha di ciascun registro: cm 5).

Bibliografia: S. Rambaldi, La Gipsoteca del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo. Storia e Catalogo, Palermo, Palermo University Press, 2017 (“Artes”, n.s. 2), pp. 96-99, nr. 31 (con bibliografia di riferimento sull’originale); S. Rambaldi, Fregi classici in miniatura: il Partenone e il tempio di Bassae di John Henning, in ClassicoContemporaneo. Rivista online di studi su antichità classica e cultura contemporanea, 7, 2021, pp. 72-98 (https://www.classicocontemporaneo.eu/index.php/209-numero-7/presenze-classiche-7/arti-visive-7/546-fregi-classici-in-miniatura-il-partenone-e-il-tempio-di-bassae-di-john-henning).