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Culture e Società

11. Apollo del Belvedere

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Quasi proverbiale per la fama di cui ha goduto a partire dal momento della sua scoperta nel tardo Quattrocento, l’Apollo del Belvedere ha avuto tra i suoi massimi estimatori Johann Joachim Winckelmann, che l’ha descritto in pagine divenute celebri. La statua, recuperata quasi integra, raffigura il dio mentre incede volgendo il capo alla sua sinistra, nella stessa direzione in cui protende il braccio, in origine a brandire l’arco. Alla spalla destra di Apollo, il quale esibisce un’elaborata pettinatura, più femminile che maschile, sono fissate la clamide, che scende ad avvolgersi sul braccio sinistro, e la faretra, il cui balteo attraversa il petto in diagonale. Il corpo, snello e allungato, con la sua postura istantanea, come di chi si è appena arrestato durante la corsa, sembra stilisticamente riconducibile a una data posteriore alla metà del IV secolo a.C., in una fase di ormai incipiente Ellenismo (entro il 320 a.C.).

La tradizionale interpretazione della statua come copia di un originale dello scultore tardoclassico Leocare fu proposta da Franz Winter nel 1892, sulla base di alcune analogie formali che l’Apollo mostra di condividere con un’immagine di Ganimede rapito dall’aquila, a noi nota da repliche ridotte (in particolare una che doveva fungere da gamba di tavolo, anch’essa ai Musei Vaticani), nella quale si era riconosciuto un gruppo descritto da Plinio come opera appunto di Leocare (Storia naturale, XXXIV, 79). Oggi l’attribuzione è stata revocata in dubbio e si propende per ritenere la statua vaticana un prodotto classicistico di età imperiale, non necessariamente da intendere come la riproduzione fedele di un originale famoso.

 

Calco in scala molto ridotta, mancante di gran parte delle braccia e fratturato nel manto pendente. La faretra, nella statua vaticana appesa dietro la spalla destra, non è riprodotta. Sono parzialmente visibili i tasselli della lavorazione.

Inventario: non precisato.

Misure: 74 x 34.

Bibliografia: S. Rambaldi, La Gipsoteca del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo. Storia e Catalogo, Palermo, Palermo University Press, 2017 (“Artes”, n.s. 2), pp. 54-55, nr. 11 (con bibliografia di riferimento sull’originale).