21. Acrolito di Atena
La grande testa femminile in marmo pentelico fu recuperata ad Atene nel 1874, nell’area a sud-est del Dipylon. Sulla base di un passo di Pausania (Periegesi I, 2, 5), era stata ritenuta pertinente a un’immagine di Athena Paionia e attribuita allo scultore di età medioellenistica Eubulide. Ciò era avvenuto perché, una quarantina d’anni prima, nella stessa zona erano stati rinvenuti frammenti di sculture e di una base iscritta col nome appunto di Eubulide, il quale, secondo il Periegeta, era autore almeno dell’Apollo da lui visto lungo la via delle Panatenee insieme ad altre statue, fra cui la Paionia. Il testo di Pausania, però, non esplicita anche per quest’ultima un’attribuzione a Eubulide, del resto sconsigliata dall’analisi stilistica, la quale suggerisce per la sua esecuzione un’epoca posteriore a quella del maestro citato. Il volto calmo, dalle superfici ampie e distese, è riconducibile come concezione a modelli risalenti ai decenni finali del V secolo a.C. (in particolare, è stato richiamato in proposito il tipo dell’Atena di Velletri al Louvre) e databile come realizzazione al periodo augusteo, che appare l’epoca più confacente al suo freddo classicismo e al trattamento specifico di taluni dettagli somatici.
Come rivela il taglio del torace, la testa doveva appartenere a un acrolito colossale, cioè a una statua polimaterica, in marmo per le parti nude e altro materiale per l’abbigliamento, probabilmente legno. La particolare modellatura della testa sopra i capelli, con profondi solchi laterali profilati a coda di rondine, era ovviamente funzionale al fissaggio dell’elmo. Altri elementi aggiunti dovevano essere una coppia di orecchini e una collana, rivelate dai fori visibili rispettivamente nei lobi delle orecchie e ai lati del collo lungo il bordo della capigliatura, nonché le iridi lavorate a parte, come testimoniano gli anelli incisi nei globi oculari per accoglierle.
Calco in scala 1:1, però montato su un plinto pure in gesso dal lato superiore inclinato, assente nell’originale. Le iridi non sono incise. Un numero stampigliato in nero al centro del lato frontale del plinto, in basso, è malamente leggibile.
Inventario: non precisato.
Misure: cm 74 x 35,5.
Bibliografia: S. Rambaldi, La Gipsoteca del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo. Storia e Catalogo, Palermo, Palermo University Press, 2017 (“Artes”, n.s. 2), pp. 74-75, nr. 21 (con bibliografia di riferimento sull’originale).