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Per approfondire sui dati della ricerca

22-gen-2019

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Il movimento Open Access non promuove soltanto la necessità di consultare liberamente i risultati della ricerca finanziata pubblicamente ma anche l’accesso libero alle fonti della ricerca, i dati primari (research data), come un fattore chiave per l’allargamento e il potenziamento dei risultati derivanti da esperimenti e ricerche scientifiche di interesse internazionale.

I vantaggi principali del libero accesso ai dati della ricerca sono:

  • trasparenza sull’utilizzo dei fondi pubblici
  • incremento del ritorno di investimenti da parte degli enti finanziatori
  • rafforzamento di un sistema aperto per la ricerca scientifica
  • promozione del dialogo e della collaborazione tra i ricercatori
  • confronto tra diverse ipotesi o metodi di analisi
  • incentivo alla varietà di idee, studi, metodologie e prospettive innovative di ricerca
  • possibilità di conoscere diversi ambiti di lavoro e tematiche interdisciplinari
  • utilizzo di informazioni già elaborate, con conseguente risparmio di tempo e maggiori possibilità di confronto e riflessione
  • stimolo all’identificazione di nuove aree di lavoro scientifico
  • promozione di nuovi argomenti da esplorare, non affrontati da ricerche precedenti
  • supporto indiretto alla formazione dei giovani ricercatori
  • sostegno alla partecipazione dei Paesi in via di sviluppo al sistema scientifico globale.

Attualmente solo una minima parte di questi dati viene indicizzata e resa pubblicamente accessibile nei repository, a causa di:

  • limiti posti da molti editori;
  • mancanza di armonizzazione tra le differenti legislazioni nazionali;
  • problemi tecnologici su data mining e text mining.

 

Nel 2007 l’OECD ha emanato il documento Principles and Guidelines for Access to Research Data from Public Funding raccomandandone l’applicazione agli Stati membri.

Il documento

  • mette in evidenza questioni tecnologiche (l’infrastruttura, il trattamento, l’interfaccia, i protocolli di scambio, gli archivi digitali per la conservazione a lungo termine), organizzative (modelli gestionali, pianificazione istituzionale, sistemi di accreditamento, monitoraggio e valutazione), economico-finanziarie (budget dedicato, comparazione di costi), legali (leggi sul copyright, sulla tutela della riservatezza dei dati), aspetti etico-culturali (promozione e incentivazione di atteggiamenti favorevoli alla condivisione da parte dei ricercatori)
  • definisce i research data come “registrazioni fattuali” (valori numerici, testo, immagini, suoni, video) impiegate come fonti primarie per scopi di ricerca scientifica, e comunemente accettate e riconosciute necessarie dalla comunità scientifica per la validità dei risultati della ricerca
  • parla di public funding sia in riferimento agli enti pubblici, in quanto soggetti che conducono le ricerche scientifiche (organismi, enti, agenzie, dipartimenti governativi), che alla fonte dei finanziamenti (che possono essere destinati anche a enti privati per determinate finalità pubbliche)
  • indica tredici principi a cui conformarsi: Openness; Flexibility; Transparency; Legal conformity; Protection of intellectual property; Formal responsibility; Professionalism; Interoperability; Quality; Security; Efficiency; Accountability; Sustainability.

Anche nella Road Map 2014-2018, sottoscritta a Messina nel novembre 2014 da numerosi Atenei italiani, si fa riferimento all’urgenza di costruire una visione nazionale per l’accesso aperto ai dati della ricerca: “Le istituzioni accademiche e di ricerca si impegnano a promuovere cooperazione per l’adozione di una policy nazionale per il deposito, l’accesso aperto e il riuso dei dati della ricerca, coerentemente con le indicazioni della Commissione Europea per gli Open Research Data e in linea con le buone pratiche e con gli standard internazionali”.

Tra i progetti internazionali più rilevanti degli ultimi anni:

  • gli Stati Uniti hanno stanziato fondi specifici per l’attuazione di policy e la realizzazione di data management plans (DMP) da parte di tutti gli enti di ricerca che godono di finanziamenti pubblici, sulla base del principio che “digitally formatted scientific data resulting from unclassified research supported wholly or in part by Federal funding should be stored and publicly accessible to search, retrieve, and analyze”
  • le tre agenzie nazionali di ricerca canadesi (CIHR - Canadian Institutes of Health Research; NSERC - Natural Sciences and Engineering Research Council of Canada; SSHRC - Social Sciences and Humanities Research Council of Canada) hanno elaborato  un documento congiunto, il Tri-Agency Statement of Principles on Digital Data Management, in vista dell’adozione definitiva di una strategia coordinata a livello nazionale
  • l’Australia ha elaborato un Code for the Responsible Conduct of Research in cui si sottolinea la necessità per gli enti di ricerca di definire precise policy per i research data, compresi i piani attuativi per l’archiviazione a lungo termine, la gestione dei data repositories, l’accessibilità dei materiali e le licenze di riuso.

L’Unione Europea è ripetutamente intervenuta in modo attivo a sostegno dell’accesso aperto ai research data

  • nell’ambito del VI Programma quadro sono stati cofinanziati diversi progetti in materia, come CASPAR (sull’accesso ai dati scientifici e loro conservazione), DRIVER (sul collegamento tra gli archivi digitali di informazione scientifica) e SEADATANET (per lo sviluppo di un’infrastruttura paneuropea di gestione dei dati sull’ambiente marino, mirata a integrare gli archivi nazionali di dati in quest’ambito)
  • nel 2007 la Commissione Europea ha pubblicato una comunicazione su Informazione scientifica nell'era digitale: accesso, diffusione e conservazione (COM/2007/0056), in cui si cominciavano a porre una serie di questioni relative alle infrastrutture tecnologiche e al quadro giuridico-normativo sottostante alle possibili azioni di conservazione, accesso e riuso dei dati della ricerca archiviati in formato digitale
  • nella comunicazione su Le Infrastrutture TIC per la e-scienza (COM/2009/0108), si sottolineava che “la comparsa di una scienza dei megadati è un fenomeno globale e riflette l’importanza crescente che assumono i dati grezzi, sperimentali e desunti dall’osservazione, praticamente in tutti i campi scientifici (scienze umane, biodiversità, fisica delle alte energie, astronomia ecc.). È necessario che l’Europa riservi un’attenzione particolare all’accessibilità, all’assicurazione di qualità e alla conservazione delle raccolte di dati fondamentali”
  • nella comunicazione Un’agenda digitale europea (COM(2010)245) sono state poste le basi programmatiche per l’incentivazione di uno spazio europeo aperto della ricerca (European Research Area)
  • in linea con i principi dell’open access e nel quadro dell’Agenda digitale europea, la Commissione ha elaborato questi temi nella comunicazione Verso un accesso migliore alle informazioni scientifiche: aumentare i benefici dell’investimento pubblico nella ricerca (COM(2012)401), in cui si riconosce una visione integrata delle opportunità dell’accesso aperto, che comprende le pubblicazioni ma anche i raw data: “La ricerca moderna si fonda su un dialogo scientifico ampio e progredisce migliorando i lavori che l'hanno preceduta. Un accesso più completo e diffuso alle pubblicazioni e ai dati scientifici contribuirà quindi a: accelerare l’innovazione (più rapidamente sul mercato = crescita più rapida); favorire la collaborazione ed evitare la sovrapposizione delle iniziative (efficienza maggiore); lavorare basandosi sui risultati di ricerche precedenti (risultati qualitativamente migliori); coinvolgere i cittadini e la società (maggiore trasparenza del processo scientifico)”.

Secondo la Commissione, l’esito dell’analisi della situazione attuale, rivelata dal rapporto del progetto PARSE-Insight (PARSE = Permanent Access to the Records of SciEnce) finanziato con il Settimo Programma-Quadro, è che “soltanto il 25% dei ricercatori mette a libera disposizione i dati delle sue ricerche, mentre l'11% li mette a disposizione solo degli altri ricercatori nella stessa disciplina e il 58% esclusivamente all'interno del suo gruppo di ricerca specifico. Ne consegue che molti risultati delle ricerche finanziate con fondi pubblici esistenti sotto forma di dati non sono messi a disposizione di un pubblico ampio affinché altri possano verificarli o basarsi su di essi; la conseguenza è una grande inefficienza degli investimenti nella ricerca”. Pertanto la Commissione ha unito alla Comunicazione COM(2012)401 la Raccomandazione del 17 luglio 2012 sull’accesso all’informazione scientifica e alla sua conservazione (2012/417/UE), a sua volta sostituita dalla Raccomandazione del 25 aprile 2018 sull'accesso all'informazione scientifica e alla sua conservazione (2018/790/UE).

Tra i risultati più convincenti in merito alla condivisione dei research data su vasta scala, lo Human Genome Project è ritenuto dalla comunità scientifica uno di quelli che maggiormente ne dimostra la validità.