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Oratorio di San Giuseppe dei Falegnami

22-apr-2013

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Cenni storico-architettonici a cura dei partecipanti al Movimento di apostolato Regnum Christi

altare

Fig.1 – Oratorio San Giuseppe dei falegnami – altare principale

Incorporato nell’edificio universitario dell’attuale facoltà di Giurisprudenza di Palermo, sulla via G. D’Alessi, quasi all’angolo con la Via Maqueda si trova l’ingresso esterno dell’Oratorio di San Giuseppe dei Falegnami. L’oratorio è inoltre raggiungibile anche dall’interno della facoltà attraverso un piccolo disimpegno il cui ingresso è ubicato nel porticato antistante il grande cortile dell’ex convento dei Teatini.

La confraternita di San Giuseppe dei Falegnami, fondata nel 1499 ed in seguito divenuta compagnia, possedeva nei pressi dei Quattro Canti, appena disegnati con l’apertura della Strada Nuova (attuale via Maqueda), un importante lotto di terreno dov’era ubicata una piccola chiesa dedicata a S. Elia.

Nel 1603 tali possedimenti furono ceduti ai Padri Teatini per far posto alla costruzione della loro Casa.

Questi ultimi, infatti, per mezzo di Giovanni Domenico Giacobini, falegname a loro motto vicino, ottennero la Chiesa di S.Elia con tutti gli arredi ed i terreni circostanti, sotto varie condizioni, tra cui quella di costruire un Oratorio particolare oltre che quella di impegnarsi a celebrare la festa di San Giuseppe e di sant’Elia con una messa presso un altare della loro chiesa (vedasi l’atto pubblico redatto dal Notaio Giovan Vincenzo Ferrante il 10 agosto del 1603 approvato dall’Arcivescovo D. Diego Ajedo il 25 Agosto 1603 con solenne processione).

Originariamente, l’oratorio della confraternita si trovava orientato parallelamente alla via Maqueda, ma venne distrutto quando la casa dei Teatini, nei primi dell’ottocento, divenne sede dell’Università di Palermo e su questa via fu realizzato l’attuale portico d’ingresso dell’ateneo, sfondando le pareti laterali della chiesetta.

I falegnami così, nel 1805, presero possesso dell’attuale oratorio che da quel momento venne loro intitolato, ma che in precedenza era stato gestito da due altre congregazioni, quella di Gesù, Giuseppe e Maria, e quella dei Servi del Santissimo Sacramento ed Immacolata Concezione sotto il titolo della Elevazione delle Quaranta Ore.

L’oratorio, per il quale furono utilizzati i materiali lapidei e parte dei decori rinvenienti dalla precedente cappella, ha piccole dimensioni ed una struttura ad aula unica voltata a botte. Vi si accede da un piccolo vano di forma quadrata corrispondente all’ambiente originario che, attraverso i quattro portali che vi sono ricavati (due dei quali oggi murati) dava accesso sia all’attuale oratorio che a quello originario distrutto.

fercolo

Fig.2 – Fercolo di San Giuseppe

Nel vestibolo, è conservato il fercolo di San Giuseppe (fig.2) ed una pregevole statua in cartapesta dell’Immacolata, risalente al XVIII secolo, mentre tra i due portali d’ingresso alla’oratorio spicca un’epigrafecommemorativa, posta nel 1811 in conseguenza dell’avvenuto possesso esclusivo della cappella da parte dei Fabbri Lignarii.

particolare del fercolo

Le due pregevoli porte lignee di noce che danno accesso all’oratorio, realizzate dai fratelli Matteo e Giovanni Calandra, raffigurano, con raffinati bassorilievi, episodi della da della Sacra Famiglia e sono state riadattate per la nuova collocazione in quanto provenienti dall’originario opificio distrutto nei primi dell’ottocento.

All’ingresso della cappella, sotto la pregiata cantoria in legno dorato (fig.3), si trova seggio della confraternita, (fig.3) anch’esso realizzato dai Calandra, come si può evincere da alcune iscrizioni riportate sullo stesso.

cantoria                    seggio

 

Fig.3 – Cantoria in legno e Seggio della Confraternita

Le numerose decorazioni in stucco realizzate nel 1701 da Giuseppe Serpotta aiutato molto probabilmente anche da Procopio (fratello e nipote del più noto Giacomo) così come ipotizzato dallo studioso Donald Garstang, comprendono cornici, putti, medaglioni e festoni in cui si inseriscono gli affreschi tardo settecenteschi. Lo stesso motivo decorativo si ritrova nella volta a botte piuttosto bassa, mentre alle finestre è possibile ammirare coppie di angeli (fig.4).

Il gradevole decoro parietale è in stile tardo seicentesco ed è realizzato con materiali diversi, parti in marmo e parti in falso stucco colorato e lungo entrambe le pareti laterali della cappella corre un sedile ininterrotto sorretto da mensole.

angeli finestre

Fig.4 – Angeli accanto alle finestre

L’altare (fig.1), realizzato nel 1806 dal maestro marmoraio Giosuè Durante con cui collaborò per le dorature il maestro Francesco Bevilacqua, raffigura scene della Sacra Famiglia, su disegno di Venanzio Marvuglia.

A mensa dell’altare, a seguito della riforma conciliare, è invece adibito tavolo della confraternita, finemente intagliato da Giovanni Calandra ed un tempo posto dinnanzi all’austero scanno all’ingresso dell’oratorio. [abside della cappella, è costituita da un timpano sorretto da due coppie di colonne in marmo grigio di Billiemi sormontate da capitelli compositi, nella cui trabeazione spicca la scritta "Ecce Justitia et Justus" (Giustizia incarnata e Giusto) (fig. 1 e 5), riferita al Patrono ed a Gesù Bambino scritta che sembra più che appropriata all'attuale destinazione dell'intero complesso oggi adibito a facoltà di giurisprudenza.

puttino 1                     puttino 2

Fig.5 – Trabeazione

Sopra il timpano, due puttini tengono in mano due degli attrezzi simbolo della confraternita e più esattamente uno la squadra e l’altro il compasso, mentre nella nicchia absidale spicca una pregevole statua lignea settecentesca, raffigurante San Giuseppe ed il Bambino Gesù, proveniente dall’originario oratorio e realizzata da Baldassare Pampilonia.

Nel marzo del 1992 durante i lavori di restauro della cappella alcuni operai che stavano ripavimentando i locali dell’antioratorio, scoprirono sotto il vecchio ammattonato una botola di forma quadrata che una volta aperta mise alla luce una grande caverna sottostante. Le immediate indagini portarono a scoprire un grande antro composto da un unico ambiente ipogeico artificiale, scavato allo stato grezzo nella roccia calcarenitica e coperto da una volta con conci ammorsati in un perfetto arco ribassato.

Il grande vano scoperto, dalle successive misurazioni, risultò essere perfettamente corrispondente alla forma rettangolare della navata dell’oratorio le cui dimensioni risultano essere, per quanto riguarda la lunghezza di mt. 20,50 (corrispondenti a 10 canne palermitane, unità di misura vigente nel capoluogo fino a fine Settecento) mentre per quanto riguarda la larghezza di mt. 6,00. Incerta risulta essere la funzione dell’ipogeo , pensato presumibilmente per essere utilizzato quale cripta ma , per motivi a noi sconosciuti, mai completato.

L’oratorio dei falegnami, chiuso al pubblico ed al culto da numerosi anni, è stato riaperto, con funzione di Cappella Universitaria, in data 25 febbraio 2009, con solenne cerimonia celebrata dall’Arcivescovo di Palermo monsignor Paolo Romeo. Cappellano nonché assistente spirituale universitario è stato nominato padre Alberto Avi della Congregazione dei legionari di Cristo e membro del Regnum Christi. Dal 12 dicembre 2012, a seguito della nomina a parroco di padre Alberto, nuovo assistente spirituale degli universitari è diventato padre Riccardo Garzari, della medesima Congregazione. Lo stesso è stato sostituito da Padre Patricio Suarez dal 4 settembre 2023