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La cultura in guerra

20-mar-2017

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Locandina

Ideologie identitarie, nazionalismi, conflitti: Europa 1870-1922

 
 
 
Il cinquantennio che va dalla guerra Franco-Prussiana alla conclusione della Grande Guerra e all’avvento del Fascismo in Italia (prima e antesignana svolta totalitaria nell’Europa postbellica) contrassegna una fase nuova nel costituirsi dell’ideologia della nazione e del carattere dei popoli. I processi culturali che, tra il XVIII e il XIX secolo, avevano fatto da repertorio ideologico costitutivo per la fondazione politica delle nazioni europee moderne, assecondano, dalla seconda metà dell’Ottocento, la rapida involuzione nazionalistica delle politiche nazionali, funzionali all’espansionismo coloniale e alle mire egemoniche continentali, ma anche a fronteggiare e reprimere i conflitti sociali interni. Un trapasso culturale e politico dal patriottismo romantico al nazionalismo imperialista (quella che Maurizio Viroli ha definito sinteticamente «nazionalizzazione del patriottismo»), per il quale quelle che erano state generalmente ritenute semplici differenze di indole, di costumi, di abitudini sociali tra le popolazioni delle nazioni si trasformano in contrapposizioni inconciliabili: lo stato nazionale è l’emanazione di un popolo omogeneo, di una razza, e l’irriducibile alterità dello straniero rispecchia e consolida questa credenza. Ricorrendo a strumenti forniti da discipline quali la socio-psicologia, l’antropologia sociale, il biologismo, il socialdarwinismo, con le approssimative semplificazioni di divulgatori quali Gobineau, Chamberlain, Nordau, Langbehn etc., si ritiene così di poter definire il carattere dei popoli e di marcare le identità nazionali in chiave totalizzante.  Il convegno interdisciplinare promosso dal dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Palermo intende documentare, discutere e problematizzare la funzione della produzione artistica e culturale e dei dispositivi a essa connessi (processi di trasmissione e ricezione in sede critica e storiografia, politiche culturali degli stati nazionali) nella costruzione e nel consolidamento di ideologie e sentimenti nazionalistici e xenofobi e nella codificazione e nella diffusione sia dei modelli culturali identitari dominanti funzionali a questo scopo sia dei loro speculari contro-modelli (l’irriducibile alterità dello straniero rispetto al connazionale, anzitutto; ma anche quella del femminile, dell’omosessuale e in generale del “non-maschile” rispetto al maschile nei processi culturali di ‘virilizzazione’ della nazione).