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Il DIN Biodiversity: perchè?

24-mag-2024

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La perdita di biodiversità: un problema mondiale - La biodiversità, la diversità della vita sulla Terra, contribuisce in modo essenziale alla vita umana come nel caso dell'impollinazione delle colture, la regolazione del clima, la filtrazione dell'acqua e dell'aria e la mitigazione del rischio di disastri. Tuttavia, la biodiversità sta diminuendo sempre più rapidamente, principalmente a causa della pressione dell'attività umana sugli ecosistemi. Secondo un'ultima valutazione, l'attività umana è responsabile di una significativa alterazione della biodiversità quantificabile in circa il 70% di perdita tra ecosistemi terrestri, dulciacquicoli e marini. La pressione umana è considerata la causa dell'estinzione di diverse migliaia di specie vegetali e animali, e per arginare questo fenomeno deve essere intrapresa un'azione politica decisa in modo da ridurre gli effetti dei driver che causano questo deterioramento. L'IPBES (2022) su basi di evidenza scientifica mostra che tale situazione è ulteriormente esacerbata a causa dell'aumento di temperatura (IPCC 2022) causato dal cambiamento climatico che potrebbe minacciare oltre il 20% delle specie a livello globale. La perdita di biodiversità sta colpendo anche l'Italia e l'intera area mediterranea. Il rischio di estinzione in seno alla biodiversità mediterranea è stimato, da un rapporto WWF (2020) in circa il 50% per i vertebrati, nel 20% per i mammiferi, il 25% degli uccelli, il 64% degli anfibi, il 40% delle specie vegetali acquatiche. L'evidenza del problema è ormai ampiamente percepita come urgente a tal punto che anche il Parlamento italiano ha recentemente (2022) approvato due articoli della Carta costituzionale (9 & 41) con i quali ambiente e biodiversità assumono un valore costituzionale e di conseguenza devono essere tutelati come bene di interesse pubblico e “nell'interesse delle future generazioni”. La comunità scientifica, quindi, deve affrontare il problema dell'erosione della biodiversità, del funzionamento ecosistemico e degli effetti sui servizi ecosistemici e sul benessere umano e di conseguenza c'è urgenza di aumentarne sia il grado di conoscenza e di sviluppare metodologie innovative nello studio delle cause grazie ad una estensiva applicazione delle tecnologie abilitanti. Nuove generazioni di ricercatori costituiranno la base, il fulcro a livello nazionale, per affrontare la sfida e per rispettare i fondamenti dettati nella nostra Costituzione.

Le cause della perdita della biodiversità - La perdita di biodiversità è ormai pervasiva e interessa tutti gli ecosistemi. Essa deriva principalmente da quattro cause: 1) dalla perdita e dalla frammentazione di habitat che determinano oltre il 70% dell'erosione della biodiversità. E' infatti dimostrato che la frammentazione d'habitat è in assoluto il primo driver di cambiamento ambientale che incide negativamente sulle risposte dei singoli organismi con ripercussione sulle dinamiche ecologiche e a cascata sulla catena di eventi che interessano il ruolo della biodiversità nell'indirizzare il funzionamento degli ecosistemi, la fornitura di beni e servizi ecosistemici e gli effetti diretti ed indiretti sulla salute umana e sulla qualità della vita delle comunità. Molte sono le cause che sul breve e sul lungo periodo causano frammentazione di habitat (e.g. eccessiva urbanizzazione, agricoltura, pesca intensiva etc.). 2) L'inquinamento su scala locale che a causa di pesticidi e fertilizzanti sintetici influenza le dinamiche biologiche ed ecologiche in tutti gli ecosistemi. 3) I cambiamenti climatici che inducono anche cambiamenti fenologici (ossia alterano i cicli vitali degli organismi, come l'ampiezza del tempo di germinazione nelle piante o il tasso di segmentazione embrionale) e riescono così a modificare gli equilibri di comunità e il ruolo delle specie in seno alle reti trofiche. Ed infine ma non per ultimo, 4) l'interazione tra questi fattori di natura antropica è il più potente tra i driver di cambiamento ambientale in grado di plasmare gli ecosistemi, lasciando per esempio spazio all'introduzione di specie non indigene aliene che, in assenza di “nemici naturali” e di vincoli determinati dalla destrutturazione ecologica causata dall'effetto dei fattori antropici, possono diventare libere di esplodere demograficamente. Questo comporta alterazioni del paesaggio, la distruzione della biodiversità locale e l'alterazione degli equilibri ecologici sin qui conosciuti. In questo quadro, è sensato quindi affrontare in modo sistemico il problema della perdita della biodiversità “a livello di Paese”, a maggior ragione se si pensa al ruolo centrale dell'Italia nel Bacino del Mediterraneo, alla più ampia estensione costiera, alla sua diversità latitudinale, altitudinale ed ecologica e alla presenza delle risorse intellettuali, sociali, legislative ed economiche per guidare gli altri Paesi rivieraschi verso una strategia comune.