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Ambiente

5-feb-2020

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Photo by Zeyn Afuang

Coordinatore
Fabio Lo Verde, SEAS
fabio.loverde@unipa.it

La rilevanza dell’emergenza ambientale è oggi evidente più che mai. L’emergenza CoVid19 può essere considerata come un parziale effetto della rottura di equilibri esistenti fra nicchie ambientali separate la cui separazione è stata interrotta dai processi di antropizzazione. Il mutamento ambientale, sia come cambiamento climatico, sia come antropizzazione accelerata, sia come incremento del consumo di risorse naturali cui stiamo andando incontro, va considerato un co-fattore di rischio anche per questo genere di fenomeni che costituiscono ormai non più semplici fattori di rischio. Fra quelli attesi ve ne sono altri fra i quali quelli che coinvolgono quelle che MacGranahan e altri studiosi [2007] “zone costiere a bassa quota” perché situate a un'altitudine inferiore a 10 metri. Anche se queste zone rappresentano solo il 2,2% della terraferma, esse attualmente ospitano il 10,5% della popolazione mondiale, circa 602 milioni di persone, di cui 438 milioni in Asia e 246 milioni nei paesi più poveri del mondo. Altri autori forniscono cifre leggermente inferiori per un totale di 397 milioni di persone, ma questi, tuttavia, rimangono numeri importanti (Anthoff et al., 2006). In alcuni studi si prevedeva, come lentamente sta succedendo, una crescita, di 0,3-0,8 metri, cosa che nei prossimi anni dovrebbe coinvolgere circa 160 milioni di persone Si tratta dunque di “zone a rischio”, come, in particolare, quelle in prossimità di estuari o delta di fiumi presenti soprattutto nel sudest asiatico. Rischio che non corrono solo coloro che vivono in quella parte del mondo. Come abbiamo potuto sperimentare con il diffondersi della pandemia, qualunque cosa succeda in una parte del mondo, questa può avere ormai conseguenze su tutto il resto del pianeta. I processi migratori intesi come flussi e spostamenti di breve, medio e lungo raggio da parte di intere popolazioni, vanno letti, seppure in parte, come conseguenze anche di questo tipo di fenomeni legati al cambiamento climatico. Gli obiettivi di massima di questo ambito tematico sono i seguenti:

1. In primo luogo, produrre un repertorio aggiornato degli studi teorici ed empirici delle ricerche inerenti al rapporto esistente fra, ambiente, mutamento climatico e dinamica dei flussi migratori. In questo caso, obiettivo specifico è quello di costituire uno strumento di consultazione per chi intende raccogliere informazioni sulle più recenti ricerche orientate all’approfondimento dei diversi topic, fra i quali, secondo una consolidata classificazione [Piguet, 2010]:

  • 1.1 Ambiente, flussi, direzioni e catene migratorie
  • 1.2. Mutamenti climatici, effetti sulle colture, carestie e altri pull factors
  • 1.3. Effetti della desertificazione e flussi migratori
  • 1.4. Effetti dell’inquinamento delle falde acquifere e dell’inquinamento dell’aria e flussi migratori
  • 1.5. Disastri naturali e flussi migratori
  • 1.6. Push factor determinati dalla mitezza del clima e dalla sicurezza, rispetto a fenomeni naturali disastrosi, presente nelle aree di destinazione
  • 1.7. Innalzamento delle acque e processi migratori di lungo periodo

 2. In secondo luogo, costituire un luogo virtuale di scambio per la realizzazione di progetti di ricerca che abbiamo come obiettivo l’approfondimento della tematica ambiente e migrazioni. In questo caso, l’obiettivo specifico è quello di costituire un centro di aggregazione di proposte progettuali e/o di implementazione di approfondimento ulteriori rispetto a ricerche già avviate. Assai rilevante diventa, in questo caso, la possibilità di implementare progetti che abbiamo come obiettivo bla realizzazione di scenari di breve, medio e lungo termine.

 3. In terzo luogo, costituire l’interfaccia di attori istituzionali che, a diverso titolo, agiscono nei diversi territori che costituiscono aree di espulsione e di attrazione di processi di mobilità per implementare, con questi, progetti di analisi e di intervento sui diversi “ambienti”, in questo caso intesi latu sensu, attrattivi e repulsivi. Va infine evidenziato che all’interno dell’ambito tematico possono essere progettate iniziative di divulgazione, promozione di eventi, occasioni di approfondimento scientifico e culturale che si ricolleghino alla tematica e che provengono da ogni tipo di attore istituzionale interessato ad approfondirne lo studio.

Bibliografia citata:

Anthoff, D., P. Nicholls, R.S. Tol, and A. Vafeidis (2006), Global and regional exposure to large rises in sea-level:A sensitivity analysis, Tyndall Centre for Climate Change Research – Working Paper 96.

MacGranahan, G., D. Balk, and B. Anderson. (2007), The rising tide: Assessing the risks ofclimate change and human settlements in low elevation coastal zones, in «Environment and Urbanization» 19 (17), pp. 17–37.

E. Piguet, (2010), Climate and Migration: A Synthesis, in, Afifi, T., Jäger J. (eds), Environment, Forced Migration and Social Vulnerability, Springer, Heidelberg Dordrecht London New York, pp. 73-86.

 

Riunioni programmate:

  • Martedì 12 febbraio, h. 15.00 - Stanza n. 115, primo piano, Edificio 13 (Economia) - Dipartimento SEAS, Viale delle Scienze.