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EUROSTART 2022

15-mag-2024

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"Portata e impatto dell’arte sostenibile nell’Europa sudoccidentale: il caso di Palermo" - Inquadramento e valutazione di coinvolgimento pubblico, risposta estetica e cambiamento comportamentale rispetto alle sfide di sostenibilità attraverso l’attivismo.

Responsabile scientifico: Prof. Diego Mantoan

Gruppo di Ricerca: Partecipano al team di ricerca le professoresse Gabriella De Marco, Elisabetta Di Stefano, Vincenza Garofalo, nonché i ricercatori Valeria Maggiore e Giacomo Tagliani. Il progetto è realizzato in collaborazione con Peter Schneemann (Universtät Bern) e Carolina Fernandez-Castrillo (Universidad Carlos III Madrid), oltre ad essere parte del cluster di ricerca “The Ecological Imperative” (SNSF Synergia, CH).

Breve descrizione del progetto: Il progetto PARSEUS si propone di adottare un nuovo approccio all’analisi dell’emersione e impatto di attività artistiche considerate sostenibili – per scelta tematica o strumenti adottati – nell’area dell’Europa sudoccidentale intese quali speciale forma di attivismo civico, estetico e culturale capace di favorire il necessario cambiamento comportamentale nei confronti delle sfide di sostenibilità individuate dall’Agendo 2030 dell’ONU. Il tema si iscrive appieno nelle nuove politiche dell’UE e negli intenti specifici del PNR, andando a indagare il rapporto tra arte e società, valutandone l’impatto estetico-sociale su sviluppo sostenibile ed emergenza climatica, nonché inquadrando l’apporto della cultura umanistica rispetto alle trasformazioni sociali in essere e alla società dell’inclusione. Nello specifico, si intende guardare alle esperienze di attivismo artistico e prassi partecipative nell’Europa sudoccidentale dall’inizio del nuovo millennio che abbiano dimostrato una consapevole tematizzazione della sostenibilità in ambito ambientale, sociale ed economico. Il progetto prende le mosse dall’emersione spontanea di un campo dell’arte dedito ai temi dello sviluppo sostenibile a partire dal nuovo millennio, ma il cui ambito, contributo e sviluppo è stato finora scarsamente considerato sia a livello accademico e, soprattutto, a livello sociale e di scienze della sostenibilità. Maturata specialmente in circuiti alternativi, l’arte sostenibile ha visto proliferare in Europa sudoccidentale un vasto numero di autori capaci di realizzare progetti artistici dal forte impatto estetico e sociale. Approfondendo il caso specifico di Palermo attraverso il finanziamento EUROSTART si intende offrire un esempio paradigmatico, nonché prototipico per i metodi di mappatura e valutazione delle attività artistiche sostenibili che si sono sviluppate all’interno del tessuto urbano, specie di public art, street art e performance partecipative, inserendole altresì in una rete di relazioni nazionali e internazionali.


Linguaggio e diritto tra esclusione e inclusione 

Responsabile scientifico: Prof. Salvatore Di Piazza

Breve descrizione del progetto di ricerca: Il progetto si propone di riflettere sulla relazione – complessa ed articolata – tra le pratiche linguistiche e l’esercizio di forme di violenza e discriminazione e sul ruolo che il diritto gioca (e può giocare) in questo intreccio. Se, infatti, per un verso, il linguaggio è una delle modalità più specifiche dell’essere umano per creare comunità e rafforzare i legami sociali della polis, per un altro verso esso si configura come una forma – anche in questo caso del tutto specifica dell’animale umano – per esercitare una violenza che non necessariamente è meno pericolosa e distruttiva rispetto alla violenza fisica. Una delle manifestazioni più tipiche di tale violenza che si esercita attraverso il linguaggio è quella – rancorosa ed esplicitamente aggressiva – rappresentata dallo hate speech. Con tale espressione si intende una qualsiasi forma linguistico-espressiva il cui scopo è insultare o denigrare i membri di un gruppo sociale identificato da caratteristiche quali la razza, l’etnia, la religione, il sesso o l’orientamento sessuale, o comunque suscitare ostilità nei loro confronti. Si tratta, probabilmente, della forma più estrema e problematica di parola violenta, quella che più mette alla prova la paziente sopportazione che la libertà di espressione per sua natura richiede. Il discorso d’odio è, infatti, quanto di più brutale il linguaggio possa essere, espressione linguistica del rifiuto dell’altro come essere umano: uso del linguaggio volto a tracciare il confine comunitario Noi/Loro in termini ontologicamente irrevocabili, come atto di espulsione dell’altro dalla vista delle cose accettabili. Il progetto si propone di avviare un’indagine sul funzionamento e sulla natura della parola che ferisce, discrimina ed esclude, a partire da una serie di interrogativi espressioni d’odio, immunizzandole, per così dire, da qualsiasi forma di limitazione. In questo modo, tuttavia, altre questioni diventerebbero centrali e non differibili: non si rischierebbe infatti – simmetricamente rispetto a quanto detto in precedenza – di favorire in questo modo che società che si definiscono democratiche e liberali diventino ambienti ostili e repulsivi per intere categorie di soggetti? Non bisogna in qualche modo mettere in equilibrio il diritto alla libertà di espressione con il diritto ad altri valori altrettanto sacri della carta costituzionale? Quali alternative – linguistiche e giuridiche – proporre, dal momento che queste due appena presentate appaiono spesso estreme e, in ultima analisi, inefficaci?