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Articolo di Docenti dei Dipartimenti STEBICEF e SAAF sulla copertina di Agosto 2018 di “Insect Science”

30-lug-2018

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Un gruppo di docenti dell’Università di Palermo è stato premiato con la copertina di Agosto 2018 del Volume 25 di Insect Science (Wiley Library), una prestigiosa rivista scientifica internazionale. L’importante riconoscimento è andato a un’équipe palermitana costituita da Barbara Manachini (SAAF), Giuseppe Bazan (STEBICEF), Rosario Schicchi (SAAF) che hanno pubblicato sulla rivista un articolo dal titolo “Potential impact of genetically modified Lepidopteraresistant Brassica napus in biodiversity hotspots: Sicily as a theoretical model” (https://doi.org/10.1111/1744-7917.12588).

Parte del lavoro era già stato presentato su invito nel 2015 a Montpellier (Francia) al 27th International Congress for Conservation (ICCB) Biology and 4th European Congress for Conservation Biology (ECCB), organizzato dalla Society for Conservation Biology. Lo studio rappresenta un contributo originale al filone di ricerca sull’impatto delle Piante Geneticamente Modificate (PGM) sull’ambiente e sulla biodiversità. In particolare, si è messo in luce come per territori con una elevata biodiversità, sia faunistica che floristica, quali la Sicilia ci sia la necessità di un attento e scrupoloso piano di valutazione del rischio che tenga conto di tutti i possibili scenari. Il modello è stato sviluppato prendendo come esempio il potenziale impatto della colza (Brassica napus L.) geneticamente modificato esprimere la tossina insetticida CryIAb ed essere resistente ai lepidotteri fitofagi, sulle farfalle non bersaglio e sulle Brassicacae spontanee. Sebbene la coltivazione di PGM non sia ammessa in Italia, avere un accurato piano di valutazione del rischio può essere utile sia per i possibili sviluppi futuri, sia per altre realtà ad elevata biodiversità, sia in caso in cui la colza transgenica venga ammesso per l’importazione di Food and Feed e accidentalmente possa insediarsi nella flora locale. Infatti, il rapido incremento delle superfici coltivate con PGM ha prodotto, di pari passo, la crescita dei timori circa i possibili effetti sulla salute umana e sull’ambiente, associati alla loro applicazione in agricoltura e nell’importazione. Il lavoro pone l’accento su alcune categorie di rischio ambientale: effetti sulla fauna non bersaglio e possibile dispersione del transgene nell’ambiente (via polline o trasferimento genico orizzontale).

Il normale funzionamento di un ecosistema è assicurato da una grande diversità di specie animali che assicurano lo svolgimento delle cosiddette funzioni ecosistemiche (e.g. impollinazione, supporto alimentare, ecc.). Cambiamenti nell’assemblaggio delle specie di un agroecosistema potrebbero portare, oltre alla perdita di alcune specie endemiche, anche all’alterazione di tali funzioni ecologiche. Gli autori hanno formulato delle ipotesi di rischio sulla base di ipotetici fattori di stress (piante GM) e delle criticità per la biodiversità individuate nelle aree progetto. Essi mettono in luce come nel caso della Sicilia, centro di differenziazione di molte Brassicacae, la colza GM resistente agli insetti potrebbe porre dei rischi ad alcune specie di lepidotteri ed avere un certo rischio di dispersione del gene della resistenza nella popolazione di Brassicacae selvatiche. “Inoltre gli aspetti applicativi che potrebbero scaturire da questo approccio – afferma Barbara Manachini, che è stata anche membro del GMO Panel presso European Food Safety Authority (EFSA) - sono davvero molteplici ed interessanti e ci incoraggiano a proseguire queste ricerche con l’obiettivo di sviluppare formulazioni delle problematiche (PFO) e modelli sempre più incentrati sulla valutazione del rischio. Il lavoro fornisce dunque anche degli obiettivi di protezione e gli endpoint specifici individuati per le aree, così che essere utili per analizzare l'impatto di altri fattori di stress (non solo le PGM) e quindi costituire un punto di partenza affidabile per la gestione delle aree protette in simili condizioni biogeografiche. E’ importante sottolineare che non sono state impiegati semi o piante geneticamente modificate per lo sviluppo di tale ricerca”.