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DANIELE ZANGLA

IL RUOLO DELLA CARDIOLOGIA NELLA VALUTAZIONE DELL'ATTIVITA' SPORTIVA

Abstract

Un allenamento regolare di grado moderato, e di tipo prevalentemente aerobico ha effetti positivi sul benessere generale ed in particolare sulla performance cardiovascolare, apportando un contributo significativo nella prevenzione primaria delle cardiopatie, in quanto elemento essenziale del trattamento di malattie metaboliche quali obesità, diabete mellito, dislipidemia, o dell’aterosclerosi, condizioni riconosciute come fattori di rischio di eventi cardiovascolari. L’esercizio moderato è inoltre essenziale nella prevenzione secondaria e nella fase riabilitativa della cardiopatia ischemica o dell’insufficienza cardiaca. Gli effetti benefici non sono però così chiari quando l’attività fisica diventa estremamente intensa, o strenua: negli atleti spesso si evidenziano modificazioni cardiache, elettriche e strutturali, indicate genericamente con il termine di “cuore d’atleta”, che rappresentano una risposta adattativa all’aumentato lavoro cardiaco, e che sono influenzate da fattori quali l’allenamento ad una specifica disciplina sportiva, il sesso e la razza. Sebbene questi adattamenti siano generalmente valutati come fisiologici e reversibili, alcune recenti osservazioni indicano che un esercizio strenuo (come l’ultra-maratona) danneggia il tessuto miocardio e riduce la performance sistolica sia del ventricolo sinistro che del ventricolo destro ed il rimodellamento atriale e ventricolare destro potrebbero rappresentare adattamenti patologici, predisponenti ad aritmie e morte cardiaca improvvisa.