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ALESSANDRA SCIURBA

Quale sicurezza? Quali diritti? Oltre la compassione, per un’empatia strategica necessaria.

Abstract

L’articolo offre un contributo alla riflessione sulla relazione tra sicurezza e diritti umani come nozioni centrali del nostro tempo, variamente declinate in interventi concreti e norme specifiche, eppure costantemente rinvianti ad astrazioni, immagini, aspirazioni, interpretazioni, che rimangono indefinite perché sempre soggette a nuove risignificazioni, ben più di altre locuzioni che sostanziano la teoria giuridica e politica. A questo scopo, sullo sfondo del dibattito giusfilosofico sviluppatosi dopo l’11 settembre 2001 a proposito della possibilità di operare forme di bilanciamento tra libertà civili e sicurezza, vengono analizzate le ragioni dei diritti umani – che si afferma possano essere prese in considerazione, una volta superata la questione filosofica del loro fondamento, anche seguendo uno specifico approccio strategico. Dopo avere argomentato come la stessa indeterminatezza del concetto di sicurezza, unita al suo peculiare carattere di percezione soggettiva, acuisca il rischio di un suo utilizzo contro i diritti umani stessi, l’analisi si sposta quindi sul pericolo rappresentato dall’affermarsi di un’idea meramente difensiva ed escludente di un diritto individuale alla sicurezza, guardando alle vittime, dirette e indirette, della concretizzazione contemporanea di tale idea in interventi politico-istituzionali e legislativi. In conclusione, viene riproposta la tesi di Alessandro Baratta di una sicurezza da intendersi in quanto sicurezza dei diritti, e avanzata la proposta di concentrarsi sullo sviluppo di una empatia strategica che superi il concetto di compassione proposto da Richard Rorty come strumento in grado di invertire i processi analizzati.