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LAURA RESTUCCIA

La conquista è un sostantivo femminile. Donne e avventura coloniale dell'Italia liberale del Corno d'Africa

Abstract

Tra gli aspetti maggiormente e volutamente rimossi della nostra avventura coloniale, c’è quello che riguarda il coinvolgimento e il ruolo delle donne nell’avventura coloniale nonché l’atteggiamento adottato dagli Italiani (di entrambi i sessi) nei confronti delle donne colonizzate. Se le donne italiane dapprima escluse furono, in un secondo momento, invitate ad esportare oltremare i valori della famiglia, propaganda di Stato, fotografia, canzoni, pubblicità, realizzazioni filmiche, letteratura e pretesi discorsi scientifici hanno veicolato, dal canto loro, dapprima una retorica di genere che ha mercificato la donna indigena come preda sessuale, e, in un secondo momento, l’ha demonizzata rovesciando prospettive e stereotipi. L’immagine della donna nera fu una metafora flessibile, multiforme, suscettibile di assumere tutti i profili e le angolature che il colonizzatore volle attribuirle. Nella letteratura coloniale di epoca pre-fascista, in via generale, la donna è considerata e descritta come mero oggetto di piacere e perdizione e spesso anche come componente naturale della fauna locale. La sottomissione e il possesso di una donna, quasi sempre descritta come selvaggia, rappresenta, infatti, la metafora della conquista dell’Africa. Nella letteratura, così come nella propaganda, il discorso che si sviluppa intorno alle indigene dei Paesi colonizzati non è omogeneo riflettendo i cambiamenti che la politica ha adottato nei confronti dei territori conquistati.