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LAURA RESTUCCIA

I 'Contes de la nuit': dal 'Maitre de la parole' all'écrivain

Abstract

La cultura della regione che comprende le Piccole Antille francesi è il risultato dell’incontro di successive ondate migratorie di individui arrivati dai quattro angoli del Pianeta e, in particolare, nel corso del processo di colonizzazione : Amerindi, Africani, Europei, Indiani. Il patrimonio culturale della popolazione di questo spazio composito è stato salvaguardato e trasmesso, di generazione in generazione, grazie alla memoria e alla volontà di resistenza che ha condotto allo sviluppo di numerose stratégie di sopravvivenza nei confronti della volontà annientatrice dei coloni. È in questo contesto che nasce il conteur creolo o maître de la parole, un personaggio ritenuto saggio, che ha contribuito a salvaguardare, e soprattutto a fissare – contro il sistema coloniale delle piantagioni – un’altra versione della Storia, contro la storia ufficiale trasmessa dai coloni. Ai tempi della schiavitù, al calar della sera, il maître béké concedeva agli schiavi di riunirsi… il conte poteva, allora, avere inizio. Il momento del conte costituiva, per gli schiavi, una distrazione che, infiltrandosi nelle coscienze, assumeva la funzione di strumento di resistenza all’oppressione ed un modo per esprimere e di affermare i valori antillani. In seguito all’abolizione della schiavitù la pratica del conte è quasi del tutto scomparsa. Essa è oggi recuperata grazie all’opera di alcuni scrittori che, mettendosi all’ascolto dei conteurs assumono il compito di marqueurs allo scopo di far rivivere la ‘parola’ – sostituita dalla scrittura imposta dai coloni – che rischia di essere cancellata e di far perdere con essa le tracce del caos originale dal quale è nata la cultura creola.