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STEFANO PIAZZA

Per ricostruire la Palazzata seicentesca di Messina

Abstract

L’idea di aprire la città murata di Messina al suo porto, sostituendo la cortina medievale con un prospetto architettonico, è una sfida politica e militare lanciata dalla città alla Corona di Spagna. Il suo esordio ha precisa origine nel 1556, quando il viceré Juan de Vega e lo scultore architetto Giovannangelo Montorsoli avviano l’uso urbano della banchina portuale con la realizzazione del fonte di Nettuno, ispirata dalla opportunità di “passeggiare” sul molo. Negli ultimi anni del Cinquecento Jacopo Del Duca convince inizialmente gli amministratori ad abbattere le mura per costruire il Palazzo del Banco, poi a trasformare l’intera cortina in un prospetto con unico modello iterato. Nel 1622 il viceré Emanuele Filiberto di Savoia approva la grande impresa di riedificare integralmente tutto il fronte con un nuovo progetto affidato a Giovanni Antonio Ponzello. Si intende qui ridisegnare quel fronte seicentesco nelle sue differenti declinazioni, avendo individuato le basi cartografiche da cui è possibile dedurre il modulo architettonico e i criteri con cui erano stati coniugati gli interessi politico-imprenditoriali della città alle ambiziose istanze dei privati.