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GIULIA ADRIANA PENNISI

Questioni linguistiche, legislazione europea e parità di genere

Abstract

Tradizionalmente, la consuetudine secondo la quale parole di genere maschile includano, o possano includere, anche il genere femminile rappresenta una prassi meramente linguistica. Pertanto, una analisi delle ragioni storiche che hanno portato alla affermazione e sviluppo della prassi per la quale il genere maschile sia diventato epiceno per entrambi i generi maschile e femminile, è non solo interessante ma soprattutto necessaria anche alla luce degli importanti sviluppi nell’uso del genere che già da alcuni anni si riscontrano particolarmente nei paesi che utilizzano la lingua inglese come lingua ufficiale delle istituzioni nei vari livelli di governo. La scrittura di testi di legge in lingua inglese secondo i dettami del plain English style, ha sicuramente posto le basi per uno stile linguistico delle istituzioni caratterizzato da un linguaggio che preveda l’uso di costrutti grammaticali semplici e lineari, la eliminazione di inutili ripetizioni, termini o espressioni di difficile interpretazione, e sia privo di termini marcatamente di genere. Partendo da una analisi comparativa delle caratteristiche specifiche della lingua inglese e della lingua italiana sotto il profilo della comunicazione ed espressione del genere (maschile, femminile, neutro), l’attenzione sarà rivolta alle strategie linguistiche proposte dall’UE per l’uso di un linguaggio delle istituzioni che sia il più possibile gender-neutral, e gli effetti che queste indicazioni (e raccomandazioni) abbiano prodotto sulla legislazione italiana dell’ultimo ventennio.