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VITO MATRANGA

"Fiála e t’in’ Zóti" (1912-1915): tra oralità e scrittura

Abstract

"Fiála e t’in’ Zóti" è un settimanale di carattere religioso, redatto interamente in albanese (sulla base della varietà locale), pubblicato a Piana degli Albanesi in un periodo che va dal 25 febbraio del 1912 al 23 maggio 1915, per un totale di 170 numeri. Riallacciandosi a una consuetudine che, nella traduzione di opere religiose, ha creato i principi della storia della scrittura e della letteratura albanesi, Fiála e t’in’ Zóti costituisce un momento importante nella storia dell’Eparchia italo-albanese. Tuttavia, per gli autori di questa pubblicazione, l’intento schiettamente ecclesiastico-religioso ad propagandam fidem non sembra essere l’unico né forse il più importante. Tra gli “abbonati” al settimanale in questione figuravano, d’altronde, personalità quali N. Jokl e H. Pedersen, K. Laurasi e Gj. Fishta, insieme a tanti altri esponenti del mondo culturale italiano ed europeo, ai quali non sfuggì l’importanza, del “foglietto”, ritenendolo – come scriveva N. Jokl a Mons. P. Schirò –«uno strumento prezioso per chiunque studia la lingua albanese». Questi testi scritti sembrano presentare diversi tratti del “parlato” e, si osserva, come la finalità persuasiva – considerato l’intento religioso – di questa pubblicazione non metta certamente in secondo piano l’intento di mettere a punto un veicolo linguistico in grado di soddisfare tale finalità. Tali intenti sembrano rispondere, però, a due percorsi per certi versi divergenti, giacché l’uno, indulgendo ad alcuni tratti propri della “modalità” parlata e tendendo a stabilire in questo modo un rapporto di “accomodamento convergente” con il destinatario, favorirebbe la trasmissione del messaggio; l’altro percorso, volto all’epurazione dei “barbarismi” romanzi che abbondavano già nella lingua parlata, sembra invece condizionare, talvolta fino a inibirla, la trasmissione del messaggio.