Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

PAOLA MAGGIO

La nuova disciplina delle intercettazioni

Abstract

Negli ultimi sei anni la disciplina delle intercettazioni è stata interessata da importanti innovazioni legislative. Il d.lgs. 30 dicembre 2019, n. 161, conv. in l. 28 febbraio 2020, n. 7, ha modificato alcune delle disposizioni del precedente d.lgs. 29 dicembre 2017, n. 216 (c.d. Riforma Orlando) e molteplici norme del codice di procedura penale, con particolare riferimento alla discovery degli atti. Cambiamenti ulteriori, sulla spinta cogente della giurisprudenza interlivello, hanno indotto a regolamentare l’acquisizione dei tabulati telefonici (l. 23 novembre 2021, n. 178). Il mezzo di ricerca della prova vive nella dimensione applicativa un impiego pregiudizievole sia delle libertà del soggetto intercettato sia della riservatezza dei terzi estranei, rispetto ai quali si sta manifestando l’urgenza di un intervento diretto a vietare la pubblicazione, anche parziale, del contenuto delle intercettazioni. I dati numerici segnano un famelico ricorso procedimentale a queste tecniche captative, che risultano assai gravose anche sotto il profilo dei costi annui. Fra le questioni più pressanti la possibilità di utilizzo degli esiti delle conversazioni intercettate in altri procedimenti penali con prassi normanti anticipatrici e sostitutive della stessa legge. Impronta oggi l’istituto a scenari di invasività assoluta – e non sempre controllabile – l’impiego del captatore informatico, preconizzato dalla giurisprudenza di legittimità, definitivamente tipizzato dal legislatore, avidamente sfruttato nel corso delle indagini. Dal susseguirsi di stratificazioni normative è sorta l’esigenza di una rilettura integrata delle varie forme di intercettazione che muove dall’articolato codicistico e ne segue in chiave diacronica l’evoluzione, all’interno delle indefettibili cornici di garanzia. Per ripercorrere e sistematizzare gli innesti più recenti e quelli annunciati, si scavano i fondamenti convenzionali e costituzionali delle tutele poste alla base del mezzo di ricerca della prova, si assiste al sovrapporsi di presupposti divergenti per categorie di delitti, si colgono i tratti tipici della giurisprudenza normante, si scandagliano i presupposti, le ragioni di urgenza e le condizioni per intercettare, nel progressivo espandersi delle categorie di reati per i quali sono ritenute ammissibili. Grande attenzione è rivolta alle interpolazioni in tema di obblighi di deposito e archivio informatico. Il parametro indiziario è indagato in ogni sua modulazione a ragione della tipologia dei reati e delle esigenze di contrasto di fenomeni criminali di avvertita gravità. Rilevanza nevralgica assume l’aspetto motivazionale, essenza giustificativa, base di ogni tipologia di controllo, presidio di utilizzabilità degli esiti. Tutta l’analisi delle varie tipologie di intercettazione è dominata dall’attenzione per i divieti d’uso e dalle proiezioni invalidanti che la grave sanzione probatoria origina nel divenire dell’accertamento. Sono minutamente esplorati le captazioni ambientali, le videoriprese, l’intercettazione di flussi telematici, il dirompente trojan, l’area di tutela penale sostanziale posta a presidio di eventuali abusi. A conclusione, la complessa “transizione” temporale generata dai nova e i “tagli” di prospettiva delle regolamentazioni tarate sulle direzioni soggettive completano un quadro composito (e in continua mutazione), in cui sono riflessi la pervasività, il frequente ricorso alle captazioni, la febbrile proiezione dell’istituto verso tecniche nuove, l’avvertito bisogno di ancorarne gli usi alla inviolabilità dei diritti umani, evitandone al massimo gli abusi.