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PAOLA MAGGIO

Lo sguardo alle fonti internazionali

Abstract

L’analisi delle fonti internazionali cui la riforma organica si è largamente ispirata ripercorre le indicazioni provenienti dall’ONU, dal Consiglio d’Europa, dall’Unione Europea, disegnando una linea evolutiva della Restorative Justice che, dalla iniziale e preponderante centralità assegnata alla vittima, ha visto realizzato un più ampio riconoscimento di forme di mediazione-conciliazione, sino a giungere a una decisiva trasformazione in un modello penale formalizzato e complementare. La disciplina contenuta nel d.lgs. n. 150/2022 presenta omologazioni e distanziamenti rispetto alle fonti internazionali. Essa si fonda sull’equiprotagonismo della vittima e della persona indicata come autore dell’offesa e sulla partecipazione della comunità, in un contesto ispirato dal massimo accesso ai programmi, dalla consensualità, dalla tutela della incolumità e della riservatezza-confidenzialità, dalla ragionevolezza e proporzionalità degli eventuali esiti riparativi consensualmente raggiunti, dall’indipendenza ed equiprossimità dei mediatori, nonché del tempo necessario allo svolgimento di ciascun programma. Nella ribadita centralità delle garanzie processuali costituzionali e in particolare della presunzione di non colpevolezza, la riforma italiana non sfugge del tutto a pretese efficientistiche, mirando soprattutto a incidere sulla discrezionalità dosimetrica in sede di cognizione e di esecuzione e a guadagnare contenuti riparativi all’interno della finalità rieducativa della pena contrassegnata dal senso di umanità (art. 27 Cost.).