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PAOLA MAGGIO

Mai più prigioni del silenzio. Il divieto di dialogare con gli altri detenuti vìola la dignità dei condannati all’ergastolo

Abstract

La Corte europea dei diritti dell'uomo ha riconosciuto una violazione degli artt. 3 e 13 Cedu, in riferimento al regime penitenziario di isolamento che ha inibito a un condannato all'ergastolo di parlare con altri detenuti durante un breve periodo di permanenza all'aperto. L'occasione offre spunti per brevi riferimenti storici alle cd. prigioni del silenzio; per un'analisi del ruolo interpretativo e obbligatorio delle sentenze europee; per l'individuazione dei limiti di invalicabile umanità della pena a vita. Dopo avere configurato il controllo giurisdizionale come scriminante, come causa di giustificazione, rispetto all'esercizio di poteri arbitrari, si richiama l'attenzione sul principio di proporzionalità, non potendo mai la tutela dei diritti dell'individuo soggiacere alle istanze di lotta di fenomeni criminali anche gravi. La centralità della persona umana implica il necessario recupero della libertà ed entra in rotta di collisione con qualsivoglia automatismo o preclusione che inibisca la prospettiva della liberazione.