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GIORGIO MANIACI

Contro il paternalismo giuridico

Abstract

Il problema generale di cui paternalisti e antipaternalisti dibattono è se e fino a che punto una persona possa legittimamente disporre del proprio corpo o della propria vita, fino a che punto possa cagionare a se stessa (ciò che molti considerano) un “danno”. In particolare, paternalisti e antipaternalisti discutono di questioni morali e giuridiche molto controverse, ad esempio la liceità/illiceità della prostituzione, dei rituali religiosi di flagellazione della carne, della vendita e del consumo di sostanze stupefacenti, dell’eutanasia, del suicidio assistito, degli sport molto pericolosi, fino a casi estremi come la possibilità di commercializzare parti del proprio corpo. In estrema sintesi, il paternalismo giuridico sostiene che lo Stato abbia il potere di limitare la libertà dell’individuo, tramite la coazione, ad esempio la sanzione penale, per tutelare (ciò che si pretende sia) il bene dell’individuo medesimo, per impedire che egli cagioni un danno a sé stesso, anche se non cagiona danni a terzi. Secondo l’antipaternalismo giuridico, in estrema sintesi, lo Stato non può usare la coazione per limitare le scelte razionali e libere da costrizioni di un individuo adulto, anche ove queste scelte cagionino un danno, ad esempio fisico o psicofisico, all’individuo stesso. Purché non cagionino danni a terzi. Al paternalismo giuridico, alla sua “confutazione”, e alla difesa dell’antipaternalismo, è dedicato questo libro.