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BARBARA ROSY INES MANACHINI

Le conchiglie di Lamarck come beni culturali

Abstract

Con questo contributo si è voluto ricordare che nella turbolenta Francia nel 1793 per la prima volta i beni naturali vengono ufficialmente riconosciuti anche come beni culturali facenti parte del patrimonio di un popolo, che li deve custodire e tutelare. Il tutto era scaturito dalla necessità di salvare dalla distruzione due acquasantiere costituite da 2 valve di tridacna, una conchiglia esotica, presenti nella Chiesa di S. Sulpice a Parigi. A questo importante evento partecipò attivamente anche Jean Baptiste Lamarck, Professore di Zoologia degli Insetti e dei Vermi presso il Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi. Proprio dallo studio delle conchiglie attuali, comparate con quelle fossili, Lamarck comprese che tutti i viventi subiscono nel tempo delle trasformazioni: anche l’uomo, in quanto vivente, cioè una "produzione della natura” è stato coinvolto in questi processi di trasformazione. Se da un lato l’affermazione è la concreta prova che Lamarck è stato “il padre dell’evoluzione”, come molti hanno affermato, dall’altro scatena una tremenda bagarre per le pesanti ricadute di ordine scientifico, religioso, filosofico cui ha dato vita. In questo modo i beni naturali, come le collezioni malacologiche, assumono una dimensione più profonda e più articolata che li rende veri e propri beni culturali. Questo contributo, proprio a partire dalle conchiglie di Lamarck, affronta anche un’altra importante questione: quella relativa alla divulgazione dei saperi relativi alle Scienze Naturali che, dalle esperienze acquisite, sembra molto facilitato, se si adotta un approccio multidisciplinare.