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EMANUELA GAROFALO

Mestieri e competenze nel cantiere di architettura in Sicilia tra Trecento e primo Cinquecento

Abstract

La documentazione archivistica ha fornito agli studiosi una solida base di dati per ricostruire il quadro delle professionalità operanti nel cantiere di architettura in Sicilia tra la fine del medioevo e il principio dell’età moderna. Un dato certo è innanzitutto l’esistenza di una organizzazione gerarchica che prevedeva almeno tre livelli. Al vertice della piramide si trova la figura del capomastro chiamato a dirigere l’opera e spesso ad assumere un ruolo di tipo “imprenditoriale”. Impegni e responsabilità sono spesso condivisi con un altro maestro, per ragioni di opportunità e per mantenere la libertà di contrarre più impegni lavorativi in contemporanea. Il livello immediatamente inferiore al capomastro è quello dei maestri specializzati, impiegati in numero e con una articolazione di abilità crescenti in base alla complessità dell’opera da realizzare. Alla base della piramide stanno infine i manovali, veri e propri garzoni di bottega, oppure lavoranti, figure intermedie tra il maestro e il garzone. Se nettamente definite sono capacità e ambito d’azione di alcune figure comprimarie, diversi gradi di indeterminatezza mostra invece la professione principale, quella del fabricator. Dal mondo della scultura e dalla penisola italiana proviene invece la figura del marmoraro, che irrompe in Sicilia soprattutto dalla seconda metà del Quattrocento e via via conquista spazi sempre maggiori. Un altro aspetto interessante è poi quello dell’effettivo peso all’interno dei mestieri della costruzione e delle alterne vicende in tal senso dei maestri d’ascia. Una breve riflessione, infine, è dedicata all’iter di formazione la cui principale fonte è costituita da alcuni contratti notarili, che restituiscono le condizioni dell’accordo e gli obblighi reciproci tra maestro e discente. Sebbene eccezioni alla regola continueranno a sussistere, un serrata dei ranghi arriverà a partire dagli ultimi decenni del Quattrocento con l’azione di controllo, in parte anche protezionistica, esercitata dalle corporazioni.