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ELISABETTA DI STEFANO

Il "genio" dal Trecento al Cinquecento

Abstract

Il concetto di genio si forma nella temperie romantica, ma le sue radici etimologiche affondano nell’antichità. Nel Medioevo (Dante, Petrarca, Boccaccio) la teoria dell’ingenium si articola in relazione al concetto di ars e non rinnega il rispetto delle regole. Nel Quattrocento la teoria platonica del furor divino dilaga nei versi e nelle trattazioni degli umanisti, quali Cristoforo Landino e Poliziano, mentre rimane estranea alle teorie artistiche, incentrate sul metodo razionale e sull’imitazione della realtà (Alberti, Leonardo), almeno fino al trattato sulla pittura di Francisco de Hollanda, in cui compare per la prima volta il concetto di genio creatore. Nei dibattiti del Cinquecento sull’ingenium confluiscono sia gli studi retorici sullo stile a partire dalla teoria medievale dell’allegoria, sia studi di matrice medica e filosofica intorno alle facoltà della mente sia gli studi sugli influssi astrali. Pertanto la riflessione sull’ingegno si articola intorno a temi quali il linguaggio e la creatività, quindi accanto alla valenza retorico letteraria, questa categoria si carica anche di una valenza gnoseologica.