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FABIO CARADONNA

Radiazione solare e variabilità genetica: cosa ci regala il sole sulla spiaggia (oltre la tintarella)

Abstract

La radiazione solare ha una componente UV ed è ormai abbastanza noto che questi raggi, essendo radiazioni ionizzanti, procurano danni al DNA. Più in particolare, l’energia conferita da queste radiazioni a due o più basi azotate pirimidiniche adiacenti su una stessa emielica di DNA, forma i “dimeri di pirimidina”, tipico addotto che renderebbe il DNA localmente illeggibile e non replicabile se non eliminato dai sistemi endogeni di riparazione. Ma per fortuna, in una cellula umana ci sono molti complessi enzimatici deputati alla rimozione dei dimeri di pirimidina e, considerando che ogni enzima è sempre codificato da un gene e che per ogni gene, per variabilità genetica, possono esistere tante varianti alleliche in una popolazione, ogni appartenente alla specie umana ha teoricamente una capacità diversa di riparare questi danni: dalla più prestante alla meno efficiente, entro certi ovvi limiti di compatibilità con la vita. Se si considera che non riparare questi danni equivale a conferire alla cellula tagli al DNA con formazione di estremità fusigeniche prone a produrre aberrazioni cromosomiche strutturali ed in ultima analisi instabilità genomica e probabile trasformazione neoplastica, possiamo ben comprendere come questo fenomeno, spesso sottovalutato da tutti noi, ci espone a grandi rischi, specialmente quando, ignari del nostro genotipo specifico, cerchiamo in estate, a mare o in montagna, di prendere più sole possibile. Come sapere di che genotipi specifici si è dotati? Quali altri genotipi e fenotipi aiutano a ridurre o aumentare questo rischio? Quali le forme di prevenzione e i limiti da non valicare? Parliamone……ma all’ombra, per sicurezza!