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EMANUELE CRESCIMANNO

Il volto fotografato logiche di potere e strategie di resistenza

Abstract

Il ritratto fotografico, i suoi usi e i suoi valori sono di fondamentale utilità per comprendere le funzioni della fotografia e il suo rapporto con il reale e per evidenziare l’evoluzione che, dalla pretesa di oggettività dell’immagine fotografica, ha condotto al ribaltamento di questa prospettiva. Gli usi e le pratiche che prendono le mosse da Bertillon e Lombroso – in sintonia con la nascita ottocentesca della fotografia e il suo primo sviluppo – non sono altro che il riconoscimento del potere della fotografia: l’analisi del volto e delle sue immagini è una pratica per ricondurre all’ordine e dunque esercitare una strategia di controllo che tuteli il potere costituito. Tale azione diventa maggiormente efficace se esercitata per mezzo di uno strumento tecnico, dotato della certezza e della forza della scienza: la fotografia, celebrata per il rapporto diretto con il reale, era dunque lo strumento perfetto per esercitare questo tipo di controllo e fondare una microfisica del potere. Ma a ben guardare la fotografia si è sottratta a questo destino: il volto e la sua immagine con la loro mutevolezza scardinano queste certezze e danno la possibilità di raccontare un’altra storia. È la storia del ritratto fotografico come via privilegiata che il volto assume per raggiungere il senso e irridere il potere. Il contributo analizzerà il ruolo di garante dell’ordine e del potere che nell’Ottocento la fotografia criminale, segnaletica e giudiziaria ha assunto, partendo dalla (errata) pretesa che sia possibile rappresentare il volto in maniera oggettiva in una immagine, per svelarne il ribaltamento: la valenza politica e la forza di sovversione della fotografia risiede nella dialettica tra noto e ignoto a cui il volto fotografato dà luogo. La fotografia del volto non è dunque pratica mimetica bensì costitutiva di realtà e anche di rivolta e opposizione all’ordine costituito e ai suoi imperativi che cercano di annientare caos e differenze.