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CLELIA BARTOLI

In dialogo su libertà di espressione, riso e violenza

Abstract

Il saggio si inserisce in un volume in cui dialogano filosofi del diritto e filosofi del linguaggio. Nello specifico lo scritto di Clelia Bartoli discute con quello di Salvatore Di Piazza il cui cuore tematico riguarda le dinamiche che si generano all’interno di un triangolo i cui vertici sono costituiti da tre concetti: il riso, la libertà di espressione e la violenza. L’argomentazione del filosofo del linguaggio usa come banco di prova un caso emblematico: «La satira à la Charlie Hebdo, ovvero la presa in giro irriverente, caustica e politicamente scorretta». Di Piazza debutta con un paio di domande: «si può ridere di tutto?» e «si può dire di tutto in un discorso connesso al riso?». In altri termini, l’autore domanda entro quali confini si può muovere la libertà di espressione che utilizzi il registro comico affinché non sia lesiva della libertà e della dignità altrui. Clelia Bartoli mostra come l’autore parta da una concezione liberale della libertà di espressione che dalla Rivoluzione francese in poi è la concezione dominante nella produzione normativa. Ma propone di affrontare il tema con una concezione della libertà di espressione differente, che non abbia a modello la pars condicio di matrice liberale, bensì il dialogo autentico che emerge dalla proposta ermeneutica di Gadamer. Da ciò deriverebbero implicazioni normative alternative per definire la libertà di espressione.