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ARMANDO BISANTI

Frontiera geografica e frontiere mentali nella «Saga di Eirik il Rosso»

Abstract

La «Saga di Eirik il Rosso» («Eiríks saga rauða») appartiene al gruppo delle “Family Sagas” ("Íslendinga sögur") dell’antica letteratura islandese. Essa si configura come un testo di straordinario interesse storico e antropologico perché contiene una delle più antiche narrazioni della penetrazione dei Vichinghi, prima in Groenlandia e poi nel Nuovo Continente (la cosiddetta Vinlandia), circa 500 anni prima della “scoperta” dell’America da parte di Cristoforo Colombo. Ma è anche un testo ricco di suggestioni che afferiscono alle dimensioni del magico, del meraviglioso, dell’immaginario, e insieme un’opera nella quale la “frontiera” geografica si fonde e si confonde – nella redazione scritta che di essa ci è pervenuta – con le “frontiere” mentali dettate dalla visione religiosa e dalla fede cristiana dell’anonimo redattore. In questo intervento si passano in rassegna e si analizzano alcuni episodi della saga, cercando di mettere in evidenza tali aspetti del testo islandese, anche in riferimento alla precedente e coeva letteratura latina medievale.