Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

ANGELA BADAMI

La rigenerazione urbana di Aalborg : un modello di sviluppo sostenibile per il futuro delle città

Abstract

Uno dei maggiori eventi che ha portato la città di Aalborg, capoluogo dello Jutland settentrionale, alla ribalta internazionale è stato lo svolgimento della prima conferenza europea sulle città sostenibili (European Conference on Sustainable Cities and Towns). Nel 1994 il Consiglio internazionale per le iniziative ambientali locali (ICLEI – Local Governments for Sustainability) ha scelto Aalborg per riflettere in che modo le città, principali responsabili del cambiamento climatico, del consumo delle risorse del pianeta e dell’inquinamento ambientale, potessero cambiare i loro trend di sviluppo per indirizzarli verso una dimensione più sostenibile. Alla conferenza, che si è svolta sotto il patrocinio congiunto della Commissione europea e della città di Aalborg, hanno preso parte oltre 600 partecipanti, tra cui rappresentanti di organizzazioni internazionali, governi nazionali, istituti scientifici, consulenti e singoli cittadini. La scelta di riunirsi ad Aalborg ovviamente non è stata casuale. Nella metà degli anni ‘90 del XX secolo la città rappresentava uno degli esempi più emblematici della necessità di cambiare il corrente paradigma di sviluppo urbano. Per comprendere appieno la portata del processo di rinnovamento urbano della città occorre prendere in considerazione le dinamiche evolutive che hanno condizionato la recente evoluzione storica di Aalborg a partire dal suo lontano passato. Sin dalla sua fondazione sul Limfjor, il braccio di mare che attraversa lo Jutland settentionale, la città ha assunto un importante ruolo nel commercio portuale per i traffici tra la Germania, la Scandinavia e il Mare del Nord. Dalla fine del XIX secolo, a seguito dell’industrializzazione dei processi produttivi, il suo ruolo di hub strategico nella circolazione delle merci e la presenza nel territorio di materie prime hanno attratto numerose industrie, trasformando la città in uno dei poli industriali più importanti della Danimarca e dell’Europa settentrionale. Lo sviluppo industriale è divenuto il motore trainante dell’economia della città tant’è che, negli anni ’60 del XX secolo, la città divenne nota come “la città dei camini fumanti” per la concentrazione di un gran numero di impianti industriali. Il processo di sviluppo industriale, in prevalenza basato sull’utilizzo di energia derivata da combustibili fossili, ha subito una grave battuta d’arresto con la crisi petrolifera degli anni ’70. Questo evento, che ha coinvolto tutti i paesi che dipendevano dall’OPEC per soddisfare il loro fabbisogno energetico, in Danimarca è stato il catalizzatore per un generale ripensamento dei modelli di sviluppo dell’intero Paese. Il governo danese ha deciso di compiere una svolta verso un futuro più pulito, più ecologico e più autosostenibile, investendo nella ricerca scientifica e tecnologica per lo sviluppo delle energie rinnovabili e rispettose dell’ambiente. Oltre al contraccolpo della crisi energetica, Aalborg ha subito anche gli effetti della globalizzazione dei processi di produzione e della trasformazione dei sistemi di trasporto delle merci. Tutti questi fattori concomitanti hanno causato un tracollo delle attività industriali che in pochi anni ha prodotto la chiusura della maggior parte delle fabbriche, la perdita di più della metà dei posti di lavoro, l’impoverimento della popolazione e un notevole calo demografico. L’amministrazione comunale si è trovata di fronte alla necessità di predisporre nuovi scenari per rispondere alla crisi. La politica di sviluppo locale ha optato di destinare investimenti pubblici per sostenere nuovi settori strategici, tra cui la ricerca scientifica, potenziando l’università; la conversione delle industrie pesanti (cemento, amianto, cantieri navali) in industrie rispettose dell’ambiente (tecnologie informatiche, telecomunicazioni, produzione energetica da fonti rinnovabili); il supporto sanitario con la c