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ANGELA BADAMI

Symposium di scultura

  • Autori: BADAMI A
  • Anno di pubblicazione: 2008
  • Tipologia: Capitolo o Saggio (Capitolo o saggio)
  • Parole Chiave: arte pubblica; land art; arte urbana; urbanistica; valorizzazione della produzione e della cultura artistica; sviluppo culturale; rinnovamento urbano
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/37099

Abstract

Aspetti della promozione e condivisione della produzione artistica: il movimento International Sculpture Symposium, ispirato nel 1959 da Karl Prantl in Austria con l’obiettivo di facilitare la comunicazione e lo scambio all’interno della comunità internazionale degli scultori. Sorto nel clima di tensione della guerra fredda, il movimento nasce dall’esigenza di promuovere l’incontro interculturale non fondato su un dialogo istituzionale ma basato su un rapporto interpersonale diretto, abbracciando sia la comunità artistica che i fruitori e le popolazioni locali. Il primo simposio internazionale di scultura ha avuto luogo nella cava abbandonata di St. Margarethan (Austria) dove scultori di tutto il mondo si sono riuniti per dar luogo ad un evento di produzione artistica, a partire dalla pietra locale ampiamente disponibile nel sito, aperto a qualsiasi tipologia di pubblico. Il grande successo del primo esempio ha prodotto l’organizzazione di altri simposi in diverse città del mondo, dall’estremo oriente (presso Hagi, in Giappone), agli Stati Uniti (presso il campus universitario della California State University ed il campus di Long Beach in California), fino all’Australia (a Wondabyne nei pressi di Gosford nel New South Wales e a Mengler Hill vicino Tanunda nel Barossa nell’Australia del sud, dove le sculture realizzate hanno dato luogo al Barossa Sculpture Park). Nel simposio artistico è la condivisione dell’arte, non del suo prodotto, l’evento principale; qui si rende esplicita l’istanza di entrare a far parte dei processi per comprenderne i meccanismi, aspetto particolarmente interessante quando ci si riferisce all’arte urbana. L’intento di sensibilizzare l’estetica della società contemporanea alle espressioni artistiche, da se stessa prodotte, è destinato al fallimento se non si provvede ad una sua adeguata alfabetizzazione, necessaria dopo una divaricazione rispetto ai linguaggi artistici da troppo a lungo avvenuta. L’evidenza del rischio è palesata puntualmente da ogni produzione di arte urbana, dove il manufatto artistico, pur collocato al centro dei flussi della vita contemporanea, rimane isolato, incompreso, ignorato. La ri-educazione all’arte come componente naturale della vita umana, non come episodio elitariamente colto o superfluo, può e deve essere veicolata attraverso la città nella sua qualità di ambiente naturale dell’uomo; l’occasione dei simposi d’arte dimostra con efficacia la possibilità di ricreare una dimensione plurale della produzione artistica, vissuta come espressione collettiva condivisa.