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FABIO ALBA

Il corpo «straniero» nei contesti formativi e lavorativi della nostra società

Abstract

In ogni epoca storica, l’umanità è stata segnata da processi migratori. Sui migranti, sappiamo oramai che sono uomini e donne, adulti e bambini che, liberamente o sotto costrizione, lasciano, da soli o in gruppo, il proprio Paese di origine al fine di trovare altrove una nuova stabilità fisica, lavorativa, economica e soprattutto identitaria. Fin dalle origini della storia dell’uomo, tutte le migrazioni sono state sempre segnate da due aspetti fondamentali che riguardano lo spazio e il tempo. All’interno di questo capitolo si sviluppa una riflessione sulla rappresentazione collettiva del corpo in termini anche di spazio politico, cioè un corpo in movimento, quello di colui o colei che si trasferisce in un Paese diverso rispetto a quello di origine nella speranza di migliori condizioni di vita e di lavoro, che spesso resta vittima di nuove forme di dominio. Si tratta di un sistema di potere biopolitico, tipico europeo, mirato ad esercitare un controllo diretto sulle esistenze delle persone e dunque anche sul loro corpo. Tale corpo però, come ci mostra la tradizione fenomenologica, è veicolo di un particolare e specifico modo di essere nel mondo. Secondo la prospettiva educativa presentata in questo volume, occuparsi del corpo in migrazione significa preoccuparsi di situare tale corpo migrante all’interno di spazi fisici e simbolici che ne favoriscano l’espressione e la partecipazione attiva, contesti formativi e di orientamento nei quali è possibile favorire reali processi di inclusione per chi presenta profili linguistici e culturali differenti. Si tratta di contesti in cui il corpo è da intendersi come la fonte soggettiva e intersoggettiva dotata di esperienza.