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Il sistema della comunicazione scientifica

24-gen-2012

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 settore biblioteca digitale - ateneo di palermo

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La comunicazione scientifica: definizione

 

La comunicazione scientifica è il processo di produzione, condivisione, valutazione, pubblicazione e disseminazione dei risultati della ricerca di università, enti o centri di ricerca.

Tali risultati si materializzano in prodotti intellettuali (preprint, saggi, monografie, tesi, relazioni a congressi, ma molto più frequentemente articoli) che vengono distribuiti attraverso il sistema dell’editoria scientifica, privilegiando la pubblicazione sui periodici scientifici, da sempre il principale mezzo di disseminazione che ha veicolato i prodotti della ricerca accademica entro il circuito della comunicazione scientifica.

 

 

Ricerca ed editoria scientifica

 

Ricerca ed editoria scientifica sono strettamente legate.

Per un ricercatore la pubblicazione su rivista scientifica assicura  la diffusione e la circolazione del proprio lavoro, ne certifica il risultato, gli attribuisce il primato rispetto a ricerche parallele, rinsalda la reputazione scientifica dell’autore e gli assicura l’attribuzione di fondi per portare avanti la sua ricerca.

 

Per l’utente/utilizzatore, la consultazione dei lavori scientifici pubblicati dalla comunità dei ricercatori è di fondamentale importanza come fonte di aggiornamento, di crescita professionale e di stimolo alla produzione di nuova conoscenza.

 

Nella filiera della ricerca, l’editoria scientifica riveste quindi l’importante funzione di certificazione e diffusione del risultato ed è evidente che  ricerca ed editoria scientifica sono intimamente connesse tra loro: solo un valido meccanismo di disseminazione dei risultati della ricerca alla comunità scientifica attraverso un sistema editoriale efficiente e ben funzionante può garantire qualità, successo e massimo impatto alla ricerca scientifica.

 

Modelli economici dell'editoria tradizionale

 

Allo stato attuale la comunicazione scientifica è ancora in gran parte gestita attraverso un modello tradizionale di editoria scientifica for profit che si sviluppa in una rete di riviste specializzate e documenti scientifici, in cartaceo e ultimamente sempre più in formato digitale, monopolizzati da pochi e potenti editori internazionali che hanno apportato al sistema comunicativo solo modesti aumenti di qualità, consistenti in piccoli miglioramenti tecnologici come l’adozione del formato pdf per la lettura dei contenuti.


In questo modello editoriale l’autore, la cui attività di ricerca è finanziata con fondi pubblici, non riceve un compenso dall’editore né, d’altro canto, paga per pubblicare i suoi lavori, ma attraverso il contratto di edizione cede però gratuitamente tutti i suoi diritti, compresi quelli di utilizzazioni future della sua opera.

 

Altrettanto gratuita è l’attività di validazione dei risultati della ricerca (peer review), svolta generalmente da studiosi accademici che non vengono di regola retribuiti dagli editori, mentre tutto il peso economico viene sostenuto dall’utente finale, il lettore, sotto forma di abbonamenti, pagati in genere dalle biblioteche delle istituzioni di ricerca di appartenenza.

 

 

La crisi della comunicazione scientifica

 

Lo scenario è complesso e dominato da un conflitto di interessi che vede gli attori del sistema di comunicazione scientifica contrapposti su posizioni diametralmente opposte: da una parte gli editori che perseguono logiche di profitto sempre più orientate ad una crescita esponenziale dei prezzi (incremento annuo del 7,3%), dall’altra le biblioteche accademiche che, a fronte di budget sempre più modesti destinati all’acquisizione delle risorse informative, sono costrette ad operare tagli massicci ai contratti di acquisizione delle risorse elettroniche divenuti troppo onerosi.


L’aumento dei prezzi (periodicals crisis) va di pari passo con la crisi delle licenze (permission crisis), una serie di nuove barriere di tipo legale (licenze di accesso) e tecnologico (controllo d’accesso) che inaspriscono i contratti editoriali e limitano nelle biblioteche l’utilizzo delle riviste già pagate a caro prezzo con l’abbonamento.

 

L’inevitabile conseguenza di questa situazione è il calo delle sottoscrizioni nelle biblioteche che, contraendo l’offerta informativa, genera l’esclusione di un gran numero di lettori e una fatale riduzione dell’impatto delle ricerche sulla comunità scientifica (impact crisis), ostacolo non indifferente  alla corretta circolazione del sapere scientifico e alla generazione di nuova conoscenza (minore offerta disponibile = minore disseminazione).

 

 

I paradossi della comunicazione scientifica: un problema da risolvere per gli Atenei

 
 
Lo scenario attuale della comunicazione scientifica mette in evidenza una serie di paradossi che le Università, principali produttori della ricerca, devono attrezzarsi a combattere se vogliono mantenere vivo ed efficiente il sistema di comunicazione scientifica e tenere alto il prestigio e l’eccellenza della loro ricerca:

 

  • 1° paradosso (i prezzi) - Le Università pagano più volte i risultati della stessa ricerca: gli atenei finanziano il progetto di ricerca assegnando i fondi; i ricercatori pubblicano gratuitamente sulle riviste scientifiche (e talvolta l’editore potrebbe anche chiedere un contributo spese); gli atenei pagano ancora una volta sotto forma di abbonamento per accedere ai risultati della ricerca; i ricercatori, se vogliono riusare un loro articolo anche per scopi didattici, devono pagare una terza volta per i diritti di utilizzo

 

  • 2° paradosso (i diritti della proprietà intellettuale) - L’autore perde il controllo sul proprio lavoro: i contratti editoriali prevedono quasi sempre la cessione totale, gratuita ed esclusiva dei diritti degli autori agli editori, che assumono di fatto il monopolio della gestione della letteratura scientifica inficiando la possibilità per l’autore di successive distribuzioni pubbliche del suo lavoro (ad es.: distribuzione di copie dell’articolo della propria ricerca o riutilizzazione in vari modi del testo del proprio lavoro)

 

Insostenibilità economica, mancato impatto della ricerca e paralisi parziale, ma in costante incremento, della circolazione scientifica hanno già da tempo messo in allarme bibliotecari, comunità scientifica e istituzioni accademiche innescando un processo inarrestabile di iniziative e progetti che, sfruttando le nuove tecnologie, sono destinati a cambiare radicalmente le modalità di comunicazione e circolazione del sapere.

 

 

Comunicazione scientifica Open Access

 

L’Open Access oggi viene individuato dalla comunità scientifica e dalla classe bibliotecaria come il modello alternativo di circolazione del sapere più idoneo a risolvere le anomalie e le contraddizioni che l’attuale sistema di circolazione scientifica, monopolizzato dall’editoria commerciale e fondato su presupposti culturalmente ed economicamente poco vantaggiosi, ha messo in luce, innescando una crisi che investe l’intero sistema di comunicazione scientifica e che necessita di soluzioni rapide, efficaci e sostenibili.
 

La comunicazione scientifica Open Access utilizza due canali per rendere disponibili i contenuti digitali secondo i canoni dell’accesso aperto: l’autoarchiviazione negli archivi aperti e la pubblicazione in riviste Open Access.

 

 

 

 

Aggiornamento della pagina: 24.01.2012

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