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PATRIZIA SARDINA

Per gli antichi chiostri. Monache e badesse nella Palermo medievale

Abstract

Il libro inquadra la storia degli otto monasteri femminili fondati a Palermo tra l’XI e il XIV secolo sul piano sociale, economico e culturale, ricostruendo le vicende fondative, il patrimonio, il profilo di monache e badesse. All’atto della fondazione i monasteri ricevettero beni di diversa entità, concentrati nella città e nel territorio di Palermo, che divennero il principale cespite finanziario. Solo la metà dei monasteri ebbe in dotazione un feudo che forniva i prodotti agro-pastorali indispensabili per il fabbisogno interno. La monacazione era considerata la forma di esistenza più alta e perfetta; inoltre, le doti monastiche erano di gran lunga inferiori a quelle matrimoniali e consentivano di non intaccare il patrimonio familiare. Le monache vivevano più a lungo delle laiche grazie a una migliore dieta alimentare e assistenza sanitaria e perché l’isolamento le proteggeva da violenze ed epidemie. I monasteri femminili accoglievano orfanelli, poveri, malati e mantenevano stretti contatti con la città. L’archivio del comune era conservato a S. Salvatore e i cittadini utilizzavano la sala capitolare di S. Caterina per i consigli più affollati. L’ingresso nel chiostro non spezzava i legami familiari e le monache potevano allontanarsi per ragioni di salute o per effettuare pellegrinaggi, con una speciale licenza. Gli scandali non risparmiavano i chiostri. I cittadini di Palermo affermarono che il monastero di S. Caterina era frequentato da laici giovani e spudorati, la monache di S. Salvatore furono accusate di essere schiave delle tentazioni carnali. Nel Quattrocento i pittori Giacomo de Comite e Tommaso de Vigilia eseguirono opere d’arte per S. Salvatore, S. Maria del Cancelliere, S. Maria delle Vergini, S. Chiara e S. Giovanni dell’Origlione, a riprova dell’importante ruolo giocato dai monasteri femminili di Palermo nella committenza artistica.