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PAOLA SCONZO

Nuovi dati dalla necropoli arcaica di Mozia (campagne 2013-2017)

Abstract

È passato oltre un secolo da quando Joseph Whitaker, pioniere dell’archeologia fenicia in Sicilia, dava inizio alle prime indagini nell’area della cosiddetta ‘necropoli arcaica’ sull’isola di Mozia/San Pantaleo. Negli anni a venire varie altre imprese archeologiche si sono ivi succedute portando alla luce un totale di circa 350 sepolture (soprattutto cremazioni secondarie) e facendo di quest’area cimiteriale uno dei migliori ritrovamenti per lo studio della cultura funeraria fenicia in Sicilia e nel Mediterraneo centrale. Gli scavi condotti nell’ultimo quinquennio dalla Missione dell’Università di Palermo offrono interessanti dati ricavati da un gruppo di oltre 100 nuove sepolture che coprono un arco cronologico che va dalla fondazione della colonia fenicia fino al momento in cui l’isola venne fortificata (fine VIII-VI secolo a.C.). L’analisi stratigrafica e crono-tipologica dei corredi, integrata da approfonditi studi di tipo paleo-antropologico e paleo-botanico, hanno permesso di riconoscere l’esistenza di una ritualità e performance funeraria complessa e variegata, nonché di una grande fluidità del rapporto con la morte. Tale variabilità trova espressione nella scelta del rito (cremazione versus inumazione), dello spazio funerario e/o della tipologia tombale, come pure nella disposizione e nella scelta dei corredi. In tale scenario il rituale dell’inumazione, prima quasi sconosciuto o non riconosciuto – a parte un gruppo di sarcofagi rinvenuti da Whitaker, e la scoperta di un settore della necropoli dedicato quasi esclusivamente alle deposizioni infantili giocano un ruolo di primo piano. L’area funeraria sembra inoltre essere caratterizzata, – almeno in alcune fasi, da una marcata visibilità (presenza di cippi e segnacoli) come pure da tracce di un’assidua frequentazione da parte della comunità dei vivi.