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MICHELE SBACCHI

Brutalismo: 4 taglie

Abstract

Limitandosi a vedere questo ampio argomento solo in relazione all’opera di Artigas, si propone di definire la nozione di Brutalismo in 4 diverse taglie. Il cliché storiografico ci propone usualmente una taglia ridotta (small) che vede il brutalismo come un “movimento omogeneo internazionale connotato dall’uso del cemento armato a faccia vista”. Diversi apporti recenti o tentativi di riscontro effettuati personalmente ci inducono ad utilizzare quantomeno una definizione più critica e problematica (medium) dove atteggiamenti, tendenze e azioni sono spesso anche contaddittori. Le reali adesioni al movimento londinese, il ruolo dei fotografi, i rapporti tra brasiliani ed europei sono in questo senso rivelatori. Si propone comunque una taglia più ampia (large) nella quale venga considerato il rifiuto ideologico da parte di Artigas nei confronti del New Brutalism, considerato un prodotto occidentale, alla stessa stregua di quello che lui chiamava l’imperialismo di LC. Eppure nel vasto coacervo di esperienze inglesi degli anni 50 e 60 si può ritrovare un filo rosso che lega le due sperimentazioni: il nodo è l’atteggiamento nei confronti dei sistemi proporzionali e del Modulor. Sintomatico è anche il rapporto di Artigas con l’opera e la figura di Sullivan, ma soprattutto con quella di Wright, in un certo senso “primitiva” e “rustica” come lui voleva. Infine si propone una definizione estesa e contemporanea (extralarge) che tenga conto di ricerche recenti (cfr. Herzog & De Meuron, Koolhaas).