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LAVINIA SCOLARI

La fides e la promessa: forme di reciprocità tra dèi e uomini nella riscrittura di Ovidio

Abstract

Nelle rielaborazioni ovidiane dei racconti mitici greci, emergono diversi casi in cui la relazione tra esseri umani e divinità è riscritta alla luce della nozione romana di fides. Ma se la quasi totalità di questi miti, in cui il dio promette all’interagente mortale un pegno, un dono o un privilegio, è giustificata dalla presenza di vincoli di tipo amoroso, parentale o devozionale, un caso a parte rappresenta il racconto di Numa Pompilio e Giove (Fast. 3. 285-392) – un racconto Romano – in cui l’agente umano merita i pignora certa del dio e instaura con lui un rapporto di reciprocità. Il contributo si propone di esaminare questa rappresentazione della fides pollicita attraverso un confronto ragionato con altri racconti ovidiani di fides e promesse, parzialmente assimilabili: in particolare, la storia di Bacco e Mida e il mito delle figlie di Anio, entrambi ricodificati nell’ambito della categoria culturale della fides.