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AURELIO SEIDITA

Identificazione e Prevenzione delle allergie indoor

Abstract

L’inquinamento può essere definito come la presenza di un eccesso di elementi nell’ambiente con conseguenti effetti dannosi per la salute. Può assumere la forma di sostanze chimiche o di energia, come rumore, calore o luce. Può contaminare l’aria, il suolo e l’acqua, e può provenire da contaminanti naturali o da attività di ingegneria umana. Si stima che nel 2015 l’inquinamento abbia causato la morte di 9 milioni di persone in tutto il mondo, di cui l’inquinamento atmosferico (AP) domestico è stato responsabile di 2.9 milioni di morti. L’AP riguarda sostanze emesse al di sopra dei livelli ammissibili nell’aria ambiente ed è generato da emissioni solide (particolato), liquide o gassose. In base alla loro fonte e derivazione, questi inquinanti possono essere classificati in inquinanti interni o esterni, primari (se emessi direttamente nell’atmosfera), o secondari, se reagiscono o interagiscono, per esempio con l’ozono (O3). L’AP biologico è in parte causato da aeroallergeni che possono contribuire in modo preferenziale alle malattie atopiche indoor o outdoor come la rinite allergica (RA) e l’asma. La RA e l’asma sono malattie da ipersensibilità di tipo 1 mediate dalle immunoglobuline (Ig)E, scatenate da uno spettro di allergeni ambientali come il polline (principalmente di origine outdoor), gli allergeni derivati da artropodi o mammiferi (principalmente di origine indoor) come acari della polvere, scarafaggi, allergeni del gatto o muffe. Altri fenotipi di rinite possono avere un profilo allergico, non allergico o infiammatorio misto, come quello scatenato da irritanti o allergeni professionali in un particolare ambiente di lavoro (rinite professionale); oppure può essere una rinite neurogenica non infiammatoria (rinite vasomotoria). Gli studi che hanno valutato l’associazione tra l’esposizione all’AP (interno/esterno) e la prevalenza di atopia nei bambini e negli adulti hanno dato risultati contrastanti, sia per le differenze del disegno dello studio epidemiologico, che per i metodi di valutazione dell’esposizione e per la durata dell’esposizione. Alcuni studi hanno messo in relazione l’esacerbazione della RA e dell’asma con l’aumento dei livelli di inquinanti atmosferici, mentre altri non hanno evidenziato questa relazione. C’è comunque una crescente letteratura sull’effetto meccanicistico degli inquinanti in individui atopici e sani e in modelli animali, che hanno evidenziato come l’inquinamento favorirebbe un percorso infiammatorio non allergico mediato dallo stress ossidativo; tuttavia, non tutti gli studi sostengono che questa infiammazione non allergica sia indotta dagli inquinanti. Questa eterogeneità dei risultati potrebbe essere, in parte, legata alla composizione variabile e complessa degli inquinanti e alla natura eterogenea dei modelli clinici utilizzati. Il primo decennio del terzo millennio è stato testimone di un’epidemia di malattie allergiche le cui manifestazioni e gravità sono state correlate con fattori climatici e con l’inquinamento atmosferico. Un’importante sfida è, quindi, la comprensione dei meccanismi con i quali l’inquinamento possa determinare lo sviluppo di una malattia allergica. La valutazione dell’effetto delle singole esposizioni ambientali esterne sulle singole cellule coinvolte sarà cruciale. Pertanto sarà essenziale comprendere, come le esposizioni esterne specifiche, esemplificate dall’AP e dagli aeroallergeni, così come esposizioni esterne non specifiche, come il cambiamento climatico, possano interagire con le cellule, inducendo diverse espressioni fenotipiche di malattie allergiche organo-specifiche. Capire come questi fattori ambientali influenzano lo sviluppo dell’allergia e peggiorino lo stato della malattia esistente è fondamentale per attuare modalità preventive.