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DARIO RUSSO

Il design dei nostri tempi. Dal postmoderno alla proliferazione dei linguaggi

Abstract

Il design può essere davvero un formidabile strumento per migliorare la vita dell’uomo? O è soltanto mero strumento di attrazione mediante artefatti comunicativi? Ovviamente ogni oggetto che nasce da un progetto di design è un artefatto che comunica, evocando nuove forme o proponendo nuove interpretazioni, seguendo non solo principi estetici astratti, ma competenze rigorose relative alla percezione. In ogni campo del design la dimensione funzionale e quella estetico-formale rappresentano due dimensioni indipendenti e spesso conflittuali. La bravura del designer sta nel creare prodotti che si distinguono perché in grado di attirare l’attenzione del consumatore, suscitando curiosità. Forma e funzione devono essere combinati in modo opportuno e simbiotico per produrre una gratificazione complessiva. La funzione simbolica del prodotto, però, non è tutto; infatti l’arduo compito del design sta nel trasmettere, se non altro in termini di comunicazione, valori culturali, non riducendo il tutto alla sola operazione commerciale ed esaltando la sua innovazione con la possibilità di creare un mondo migliore. Postmodernismo, Minimalismo, Transitive Design, Neo-Dada, Trick Design, Design-art sono alcune tra le tendenze più rilevanti degli ultimi trent’anni: atteggiamenti, messe in scena, anche soltanto vezzi o modi di rappresentazione. Un tempo si cercava di progettare il prodotto universale, economico e funzionale; oggi, piccoli oggetti allettanti che si rinnovano di continuo. Ma il design è ancora “un mezzo per migliorare la vita dell’uomo con un ottimo connubio di tecnica ed estetica” o e un modo per vendere oggetti allettanti che si rinnovano di continuo? È giunto il momento di considerare questa disciplina nel suo rapporto (non solo concettuale) con il contemporaneo e con i valori che esso promuove.