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DARIO RUSSO

Il design e l’estetica dell’oikos

Abstract

Giovanni Lombardo, studioso di estetica, classicista, poeta anche, all’occorrenza. Cosa potrei scrivere per lui, io che mi occupo di design? Certo, la cosa più ovvia sembrerebbe una narrazione sul rapporto tra estetica e design. Dopo tutto, per quanto sia impossibile formulare una definizione di design univoca, tale da mettere d’accordo tutti, che il design abbia da fare con l’estetica è cosa ormai pacifica. Lo chiarisce autorevolmente Gillo Dorfles nel 1963: dopo la produzione industriale, meccanica del prodotto, ovvero l’intervento – non solo fortuito o parziale – ma esclusivo della macchina, e la sua conseguente ripetibilità, la terza condizione è “esteticità” del prodotto come momento essenziale – almeno intenzionalmente – d’ogni creazione disegnativa. Ed è senz’altro significativo che, a partire dagli anni Ottanta, con l’impiego nella produzione delle macchine a controllo numerico e l’affermarsi del Postfordismo (piccola serie e merci differenziate), delle tre condizioni indicate da Dorfles, l’esteticità (la terza) è l’unica che tiene ancora. Ma ancor più significativo, forse, è il titolo della prima edizione del saggio di Dorfles: Il design e la sua estetica (Cappelli) che, nel 1972, è poi riedito col titolo Introduzione al disegno industriale. Scompare dunque la parola ‘estetica’, ma il nesso design-estetica resta saldo.Perciò, volendo concederci una forzatura, anzi una licenza poetica, considerata l’attività eclettica di Giovanni Lombardo, mai scontata e sempre innovativa, possiamo chiudere un occhio – eccezionalmente – sul carattere aberrante di certe definizioni: se il parrucchiere si autoproclama hair designer e lo psicologo dice di essere un mind designer (progettista della mente), allo stesso modo Lombardo è per noi – ma solo per questa volta – anche lui aesthetic designer.